Le 9.37 di un giovedì mattina. Sono sveglio ormai da quasi 5 ore, da non credere. Come ogni giorno la sveglia è suonata alle 4.45, lasciandomi quei 5 minuti vitali sotto le coperte che fanno da apripista alla lunga giornata; poi nell'ordine vengono bagno, colazione, tenuta da lavoro e partenza in direzione ufficio dove ogni mattina si viene assegnati alle varie farm che necessitano di personale per completare i più disparati lavori.
Dopo i primi giorni, in cui la situazione sembra davvero critica, il quadro generale sta piano a piano migliorando (tocchiamo ferro!) e sembra che ci siano le ipotesi giuste per continuare questa avventura con la giusta dose di umiltà, determinazione e tranquillità economica che mi avevano accompagnato nel mio lungo viaggio da Perth a Brisbane, oramai 2 settimane or sono.
Il freddo del mattino sta lasciando il posto ad una tiepida giornata di inverno che sfocerà nel caldo del pomeriggio, dove t-shirt e cappellino prenderanno il posto di felpa, sciarpa e guanti. Dopo 2 settimane posso ritenermi soddisfatto, perché penso di aver trovato una mia dimensione in questo piccolo paese di 7000 anime. Le settimane sembrano iniziare a scorrere velocemente e possiamo già affermare che 10 giorni sono stati eliminati dalla lista e all'appello ne mancano ancora 78 (for the record, per ottenere il secondo Visa necessito di 88 giorni di lavoro in farm). I fine settimana sono, clamorosamente, i giorni più duri da trascorrere in quanto qui non vi sono attrazioni, non vi è niente da vedere a portata di mano e soprattutto, non c'è niente da fare!
L'unico pub in "centro" (in realtà sono due, ma uno chiude alle 6 o 7 di pomeriggio, mentre l'altro tiene aperto fino a mezzanotte e alle volte, udite udite, anche fino all'una di notte!) è la meta preferita dei nostri weekend Gattoniani; anche perché le alternative sono davvero poche. Chiudersi in casa davanti alla tv, organizzare feste nelle differenti case in cui abitano i backpackers, oppure prendere la macchina/corriera e farsi un fine settimana in Brisbane, Surfer Paradise o altro.
Quest'ultima alternativa è la più gettonata, ma anche la più costosa, quindi si deve valutare con attenzione l'uscita economica in quanto, soprattutto all'inizio dell'avventura in farm, i soldi da spendere, tra affitti, spesa etc non sono molti.
Aspetti positivi? Ce ne sono, tanti. Innanzitutto, pur essendo un lavoro duro (la maggior parte dei giorni arrivi a casa dopo 10 ore di lavoro con la schiena divisa in differenti pezzi di svariate forme, mani irriconoscibili a causa di tagli in ogni spazio della pelle disponibile e gambe che si comportano come se non appartenenti al proprio corpo) è comunque qualcosa che dà soddisfazione. Perché, nella maggior parte dei casi, sono attività all'aria aperta, ti fanno riscoprire il contatto con la natura ed il lavoro "fatto con le mani". Riconosci il valore dell'agricoltura e quanto sia faticoso guadagnare denaro in questo modo. A fine giornata sei orgoglioso di te stesso, perché un altro giorno è passato, un altro giorno in cui hai dimostrato di potercela fare da solo, con le tue mani e la tua determinazione.
Ero convinto di voler affrontare questa esperienza, per il Visto, soprattutto, ma anche per voler vivere e toccare con mano quello che si prova a lavorare in una farm; e, nonostante tutto, è qualcosa che, sotto determinati punti di vista, mi piace e voglio portare a termine.
Quindi, 10 days down, 78 to go, timone a dritta e avanti!
uh, che coraggio.... mi sembra lontanissimo quel giorno che ci eravamo incontrati a Roma.. guarda un po' dove sei finito, e cosa sei finito a fare!! :-)
RispondiEliminaAhah eh giá ma niente di cui mi sto pentendo, anzi tutto di guadagnato!! Sono giá passati due anni da roma ma nonostante tutto, seguo ancora il sogno americano! E probabilmente passeró a san diego alla fine di quest'anno a trovare un paio di amici!
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