Le vacanze sono purtroppo terminate, e dopo una settimana di Grecia-Rodi si ritorna in Italia, con qualche chilo in meno (ebbene si) ed un'abbronzatura in più.
Si ritorna in Italia e si ritorna al lavoro, alla solita quotidianità, alla solita sveglia, al solito caffè. E' vero, quello che si manifesta solitamente è il classico trauma da ritorno post vacanziero che affligge la maggior parte di italiani. Parlando al singolare ed in prima persona (just me, myself and I) vi è qualcosa che va al di là della semplice ansia da ritorno, un'atmosfera e sensazioni diverse mi accompagnano nel mio rientro in Italia.
Si perchè diversamente dalle altre volte, dalle ultime volte, la vacanza si è svolta con amici, è stata all'insegna del divertimento, è servita a migliorare il mio inglese parlato (data la presenza di soli stranieri) e, unendo l'utile al dilettevole, mi ha permesso di fare nuove conoscenze.
Facendola banale e molto sentimentalista, la vacanza a Rodi appena trascorsa mi ha fatto sentire vivo, in pieno movimento, attivo. Sono riuscito a riscoprire una parte di me che forse non avevo mai del tutto tirato fuori e che mi piace, che mi stimola, che mi fa stare bene.
Parallelamente, circa una settimana fa, partendo per la Grecia, pensavo che questa holiday poteva essere lo scoglio più duro da affrontare per la corsa al mio futuro, quello che avrebbe potuto farmi vacillare o che avrebbe anche potuto farmi desistere dall'inseguire i miei sogni.
Mi spiego meglio: la decisione di partire per l'Australia era ed è stata ben ponderata, frutto di una serie di circostanze che si erano concentrate insieme e che mi hanno fatto optare per tale scelta. In un piccolo angolo nascosto della mente, però, avevo il dubbio che tutto ciò era nato anche in seguito ad un periodo un po' stressante e noioso che aveva raggiunto il suo culmine in agosto. Per tal motivo avevo il timore che una vacanza all'insegna del divertimento come quella appena trascorsa mi avrebbe fatto ritornare in Italia con la voglia di restarci e facendomi aprire gli occhi sulla baggianata che avevo fatto richiedendo il visto per l'Australia.
Ecco, è successo proprio l'opposto. Se prima delle mie vacanze a Rodi avevo una gran voglia di cambiare aria e di salire sul volo che mi porterà dall'altra parte dell'emisfero ma avevo questo tarlo che mi rodeva il cervello, adesso qualsivolgia tarlo/larva/insetto è stato eliminato e la volontà di partire è salita all'ennesima potenza; non solo, ora iniziano a svilupparsi stimoli di ogni tipo ed in ogni direzione che mi chiedono per quale assurdo motivo non abbia mosso il culo prima.
Ma insomma, meglio tardi che mai.
In definitiva, il ritorno in Italia non è stato poi così deprimente e, anzi, è stato accompagnato da uno stato d'animo positivo, consapevole che, probabilmente, questo sarà il mio ultimo viaggio in Europa prima della fatidica partenza.
Si ritorna in Italia e si ritorna al lavoro, alla solita quotidianità, alla solita sveglia, al solito caffè. E' vero, quello che si manifesta solitamente è il classico trauma da ritorno post vacanziero che affligge la maggior parte di italiani. Parlando al singolare ed in prima persona (just me, myself and I) vi è qualcosa che va al di là della semplice ansia da ritorno, un'atmosfera e sensazioni diverse mi accompagnano nel mio rientro in Italia.
Si perchè diversamente dalle altre volte, dalle ultime volte, la vacanza si è svolta con amici, è stata all'insegna del divertimento, è servita a migliorare il mio inglese parlato (data la presenza di soli stranieri) e, unendo l'utile al dilettevole, mi ha permesso di fare nuove conoscenze.
Facendola banale e molto sentimentalista, la vacanza a Rodi appena trascorsa mi ha fatto sentire vivo, in pieno movimento, attivo. Sono riuscito a riscoprire una parte di me che forse non avevo mai del tutto tirato fuori e che mi piace, che mi stimola, che mi fa stare bene.
Parallelamente, circa una settimana fa, partendo per la Grecia, pensavo che questa holiday poteva essere lo scoglio più duro da affrontare per la corsa al mio futuro, quello che avrebbe potuto farmi vacillare o che avrebbe anche potuto farmi desistere dall'inseguire i miei sogni.
Mi spiego meglio: la decisione di partire per l'Australia era ed è stata ben ponderata, frutto di una serie di circostanze che si erano concentrate insieme e che mi hanno fatto optare per tale scelta. In un piccolo angolo nascosto della mente, però, avevo il dubbio che tutto ciò era nato anche in seguito ad un periodo un po' stressante e noioso che aveva raggiunto il suo culmine in agosto. Per tal motivo avevo il timore che una vacanza all'insegna del divertimento come quella appena trascorsa mi avrebbe fatto ritornare in Italia con la voglia di restarci e facendomi aprire gli occhi sulla baggianata che avevo fatto richiedendo il visto per l'Australia.
Ecco, è successo proprio l'opposto. Se prima delle mie vacanze a Rodi avevo una gran voglia di cambiare aria e di salire sul volo che mi porterà dall'altra parte dell'emisfero ma avevo questo tarlo che mi rodeva il cervello, adesso qualsivolgia tarlo/larva/insetto è stato eliminato e la volontà di partire è salita all'ennesima potenza; non solo, ora iniziano a svilupparsi stimoli di ogni tipo ed in ogni direzione che mi chiedono per quale assurdo motivo non abbia mosso il culo prima.
Ma insomma, meglio tardi che mai.
In definitiva, il ritorno in Italia non è stato poi così deprimente e, anzi, è stato accompagnato da uno stato d'animo positivo, consapevole che, probabilmente, questo sarà il mio ultimo viaggio in Europa prima della fatidica partenza.
Allora quando parti per l'Australia? Se il mio tentativo in Usa non va bene, penso che poi ne farei uno li'. Ma non e' complicato anche in Australia con il visto, il lavoro etc etc?
RispondiEliminaL'intenzione è a dicembre, al massimo gennaio, entro la fine di settembre decido. Per il visto WHV è tutto molto semplice, però il vincolo è di rimanere al massimo un anno (prolungabile a 2 con un secondo visto WHV)e di avere non più di 31 anni. Una volta lì conto di iniziare con lavoretti e poi darmi da fare per entrare nel mio campo e trovare uno sponsor. Ecco quest'ultima fase è la più difficile e sinceramente non saprei se sia più o meno complicato rispetto all'America.
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