Lo so, si può diventare monotoni a ritornare sempre sullo stesso discorso, però mi sembra indispensabile richiamarne alcuni punti per poter spiegare il titolo del mio nuovo post.
Quando, 8 mesi fa, dopo una storia piuttosto importante sono rimasto, diciamo, fregato e lasciato a piedi ho passato due o tre mesi che non auguro a nessuno di vivere. C'è di peggio ovvio, però non sono stati molto piacevoli. Nei 4 anni precedenti mi ero ridimensionato, nel senso che ero passato dal non dover rendere conto a nessuno, all'avere a fianco una persona con cui condividere gioie e dolori quotidiani.
In breve, le emozioni che si provano per la prima cotta, per un invaghimento e chi più ne ha più ne metta, lasciavano il posto alla vita adulta, ad altri tipi di problemi, ad altri tipi di pensieri.
Con poca falsa modestia, mi sentivo e mi sento più portato a questi ultimi piuttosto che continuare una vita alla peter pan, ma è ovvio che si può trovare il giusto compromesso alle due cose, divertendosi ed emozionandosi per le piccole cose e agendo in modo maturo all'occorrenza.
Ecco, succede che il protagonista di questa ingarbugliata vicenda se ne vada in vacanza con gli amici (Rodi ndr, vedi post precedente) e tra mille peripezie si imbatta nella classica avventura da vacanza. Le memorabili vicende che si concludono nell'arco di una settimana con qualche strascico al ritorno dalle vacanze. Tali vicende, però, permettono al nostro protagonista di riaccendersi, di provare le vecchie sensazioni da ventenne (non che adesso ne abbia molti di più!!) che non sentiva più da qualche anno. Sono alcune delle sensazioni più belle, forse, che si possono provare, perchè consentono di stare bene con se stessi, di dare il meglio di sè senza aver alcun tipo di vincolo che possa compromettere eventuali rapporti interpersonali.
Il ritorno alla vita quotidiana e al lavoro contribuiscono ad affievolire in parte tali sensazioni, ma nel complesso esse fanno ancora parte di me e sono assai piacevoli.