27/07/13

130 - Caro il mio Luciano

E' sabato, ma diversamente dai precedenti fine settimana, questa mattina mi sono concesso la licenza di una sveglia alle 6 per farmi 4 ore di lavoro. Tutto ciò coincide in soldi in più e, forse cosa più importante, in un giorno di visto da aggiungere a quelli (pochi) già accumulati fino ad ora. Probabilmente, domani  mattina farò replica, anticipando la sveglia alle 5, e poi da lunedì si ricomincia con la classica settimana lavorativa.
Il lavoro del sabato, come ampiamente risaputo, è totalmente diverso da quello degli altri giorni della settimana; tutto è più tranquillo, rilassato, calmo. E se a ciò aggiungiamo una splendida giornata di sole invernale (che qui si aggira intorno ai 20-24 gradi) il gioco è fatto. Si ritorna a casa con un altro spirito, quasi dispiaciuti di aver finito a mezzogiorno e di non aver continuato a lavorare.

Così ho però la possibilità di sfruttare l'intero pomeriggio per le mie ricerche (le solite mie utopie, ma le coltivo con attenzione affinchè diventino realtà, forse un giorno..). E per accompagnare le mie fatiche davanti al pc mi concedo un po' di musica; dopo quasi 7 mesi senza musica italiana e, quindi, dopo 7 mesi senza di Lui, arriva il momento di riassaporare sensazioni che avevo riposto solamente in un cassetto della mia mente. 
Non so come ho potuto farne a meno per così tanto tempo, troppe le emozioni che ancora il mio Luciano mi fa vivere, troppi i ricordi che tornano alla mia mente con le sue canzoni. Una in particolare mi è rimasta impressa nella mente, per svariati motivi.

Qui di seguito il link; buona visione e, soprattutto, buon ascolto.


26/07/13

129 - Il punto sull'inglese

E dopo 6 mesi e mezzo, cioè dopo il fatidico giro di boa, facciamo il punto sull'inglese. Ero partito con un inglese, a mio giudizio, buono, soprattutto nella fase reading and writing e anche considerando che ho studiato inglese praticamente solo 3 anni durante le mie scuole superiori (stiamo parlando di quasi 10 anni fa, OMG!). La questione listening e speaking erano quelle che mi preoccupavano di più poichè ero parecchio arrugginito e in Italia non avevo mai avuto la possibilità di esercitarmi perchè l'occasione non c'era.
L'inizio era stato un po' traumatico, con la simpatica conversazione con il taxista che mi ha portato dall'aeroporto alla mia prima accomodation (avrò capito si e no il 50% di quello che diceva), ed i primi giorni avevo voglia di spaccare il mondo e di parlare con tutti ma ero bloccato, non riuscivo ad esprimervi come volevo e non ero veloce nella parlata, anche se dovevo affrontare concetti semplici e basilari.

Ebbene, dopo il giro di boa succitato posso ritenermi abbastanza soddisfatto; lettura e scrittura sono migliorati, anche se, come ho detto, penso fossero già piuttosto buoni, e l'ascolto e il parlato sono schizzati verticalmente verso l'alto, nel senso che ora riesco a capire e farmi capire con più o meno tutte le persone. Il mio vocabolario si arricchisce giorno dopo giorno (dal mio arrivo in Gatton c'è stato un rallentamento visto che nella mia sharehouse vi sono altri 3 italiani) e riesco ad esprimermi bene e naturalmente anche concetti difficili.

Naturalmente, la strada è ancora lunga, ma sono fiducioso, ogni giorno sono a contatto con persone di differente nazionalità e quindi le opportunità non mancano, anche se i discorsi che si fanno sono sempre relativi a lavoro e alle motivazioni/scelte che ci hanno spinto a scegliere l'Australia e la farm come esperienza.

Ma...c'è un ma. Vi sono ancora delle persone (che vanno sotto il termine di "gli incomprensibili") che sono impossibili da capire, inglesi od australiani che siano; potrei riassumerli nelle seguenti categorie:

- l'inglese/australiano ubriaco: nella maggior parte dei casi, quando un inglese (ma credo che il discorso possa essere esteso a tutte le nazionalità) è ubriaco risulta davvero impossibile sostenere anche una semplice conversazione con lui; neppure i suoi connazionali lo capiscono in quanto l'uso dei termini e dell'intonazione si fondono nell'unica azione dello SBIASCICO;

- l'australiano: in linea generale, l'inglese australiano risulta più complicato da capire rispetto al classico inglese o all'americano; questo perchè l'individuo australiano, in quanto tale, risulta molto lazy (pigro) nella parlata, nonchè molto veloce. Di conseguenza, termini come, ad esempio, biscuits (biscotti), afternoon (pomeriggio),  vegetables (verdure), barbeque (grigliata) diventano, rispettivamente, bikie, arvo, veggie, barbie;

- l'australiano dell'outback: difficoltà nel capire l'australiano? benissimo, perchè quello dell'outback è 3 volte più difficile! Oltre ad essere ancora più veloce e lazy, il soggetto aggiunge qualche (una miriade) di slang e di espressioni ad hoc che, a meno che tu non sia collaudato ed esperto, non capisci minimamente (vedi, a titolo di esempio, la classica "Hey mate how's going?" espresso come "eimeiasgoen")

I fuori categoria:

- lo straniero che pensa di sapere l'inglese: lo strano individuo che si intuisce, senza che nemmeno apra bocca, che il suo paese nativo è tutto fuorchè anglossassone,ha un inglese tutto suo, che si allontana e di molto dai canoni dell'inglese vero e proprio. Il problema sta nel fatto che lo stesso soggetto è profondamente convinto di se stesso, quindi quando si cerca di comunicare con lui, risulta molto difficile capire i suoi discorsi e chiedere di farsi ripetere qualcosa che non ha senso (eccetto che per lui)

- l'italiano/il francese/lo spagnolo: queste tre nazionalità, oltre ad essere riconoscibili a prima vista, si caratterizzano, in linea generale per un tratto inconfondibile: il fortissimo accento. L'italiano ha un accento molto forte ed un'intonazione al limite del ridicolo, il francesce possiede questa capacità di inserire la famosa "grattata di gola" in ogni parola (anche dove non vi sta la "erre"), mentre lo spagnolo spagnolizza la maggior parte delle parole che incontra. Pur avendo un capibilissmo e molto facile inglese, risulta divertente intrattenere una conversazione con loro

E dopo questa breve valutazione sul mio inglese e su quello che ho affrontato/affronto/affronterò in questa mia esperienza, attendiamo con ansia la fine dell'anno per tracciare un quadro finale della situazione e, probabilmente, affrontare l'esame IELTS.

25/07/13

128 - E l'allegra vita di Gatton

Le 9.37 di un giovedì mattina. Sono sveglio ormai da quasi 5 ore, da non credere. Come ogni giorno la sveglia è suonata alle 4.45, lasciandomi quei 5 minuti vitali sotto le coperte che fanno da apripista alla lunga giornata; poi nell'ordine vengono bagno, colazione, tenuta da lavoro e partenza in direzione ufficio dove ogni mattina si viene assegnati alle varie farm che necessitano di personale per completare i più disparati lavori.
Dopo i primi giorni, in cui la situazione sembra davvero critica, il quadro generale sta piano a piano migliorando (tocchiamo ferro!) e sembra che ci siano le ipotesi giuste per continuare questa avventura con la giusta dose di umiltà, determinazione e tranquillità economica che mi avevano accompagnato nel mio lungo viaggio da Perth a Brisbane, oramai 2 settimane or sono.
 
Il freddo del mattino sta lasciando il posto ad una tiepida giornata di inverno che sfocerà nel caldo del pomeriggio, dove t-shirt e cappellino prenderanno il posto di felpa, sciarpa e guanti. Dopo 2 settimane posso ritenermi soddisfatto, perché penso di aver trovato una mia dimensione in questo piccolo paese di 7000 anime. Le settimane sembrano iniziare a scorrere velocemente e possiamo già affermare che 10 giorni sono stati eliminati dalla lista e all'appello ne mancano ancora 78 (for the record, per ottenere il secondo Visa necessito di 88 giorni di lavoro in farm). I fine settimana sono, clamorosamente, i giorni più duri da trascorrere in quanto qui non vi sono attrazioni, non vi è niente da vedere a portata di mano e soprattutto, non c'è niente da fare!
L'unico pub in "centro" (in realtà sono due, ma uno chiude alle 6 o 7 di pomeriggio, mentre l'altro tiene aperto fino a mezzanotte e alle volte, udite udite, anche fino all'una di notte!) è la meta preferita dei nostri weekend Gattoniani; anche perché le alternative sono davvero poche. Chiudersi in casa davanti alla tv, organizzare feste nelle differenti case in cui abitano i backpackers, oppure prendere la macchina/corriera e farsi un fine settimana in Brisbane, Surfer Paradise o altro.
Quest'ultima alternativa è la più gettonata, ma anche la più costosa, quindi si deve valutare con attenzione l'uscita economica in quanto, soprattutto all'inizio dell'avventura in farm, i soldi da spendere, tra affitti, spesa etc non sono molti.
 
Aspetti positivi? Ce ne sono, tanti. Innanzitutto, pur essendo un lavoro duro (la maggior parte dei giorni arrivi a casa dopo 10 ore di lavoro con la schiena divisa in differenti pezzi di svariate forme, mani irriconoscibili a causa di tagli in ogni spazio della pelle disponibile e gambe che si comportano come se non appartenenti al proprio corpo) è comunque qualcosa che dà soddisfazione. Perché, nella maggior parte dei casi, sono attività all'aria aperta, ti fanno riscoprire il contatto con la natura ed il lavoro "fatto con le mani". Riconosci il valore dell'agricoltura e quanto sia faticoso guadagnare denaro in questo modo. A fine giornata sei orgoglioso di te stesso, perché un altro giorno è passato, un altro giorno in cui hai dimostrato di potercela fare da solo, con le tue mani e la tua determinazione.
Ero convinto di voler affrontare questa esperienza, per il Visto, soprattutto, ma anche per voler vivere e toccare con mano quello che si prova a lavorare in una farm; e, nonostante tutto, è qualcosa che, sotto determinati punti di vista, mi piace e voglio portare a termine.
 
Quindi, 10 days down, 78 to go, timone a dritta e avanti!

13/07/13

127 - Si comincia

Ad accogliermi una giornata piovosa. Di quella pioggia pungente e fastidiosa che ti bagna poco alla volta. Sono le 6 del mattino ed il mio viaggio verso la città inizia con il viaggio in treno che mi porta in circa mezz'ora direttamente nel cuore della città. Una prenotazione di due giorni in ostello mi assicura un certo margine di sicurezza, della serie "non si sa mai"! Alle 7 e mezzo di mattina non è ancora possibile entrare in camera dal momento che il check-in inizia dalle ore 10. Lascio, quindi, la valigia in ostello e ispeziono vagamente la città sotto la pioggia, riparato da un ombrello che non c'è. 
Come al solito (era già successo per Melbourne), il primo impatto con Brisbane non mi impressiona, ma non posso ancora valutarne la bellezza, o meno, dato che il tempo non è ma ha dato l'opportunità.

Nell'attesa che la colazione mi venga servita, invio un messaggio alla farm dove si suppone ci sia lavoro anche per il sottoscritto. Sono le 8.30. Il messaggio di risposta arriva dopo 2 minuti ed il testo cita: "Ok il lavoro c'è, ma devi presentarti oggi, prima di mezzogiorno a questo indirizzo". L'indirizzo si trova a circa 100 km dalla città e per arrivarci devo utilizzare una corriera che impiega all'incirca 1 ora e mezza per arrivare a destinazione. La prima corriera a disposizione è alle 10.

Inizia una corsa contro il tempo, che prevede: colazione, tornare in ostello a prendersi la valigia, trascinarsi la valigia di 23 chili (con zaino di 8 chili sulle mie spalle) nuovamente in stazione, prendere la famigerata corriera e dirigersi verso l'indirizzo citato. Arrivati a destinazione, percorrere a piedi i 3 km che separano la meta dalla fermata degli autobus/corriere.
Finally, arrivo quando mancano 5 minuti a mezzogiorno, completamente distrutto, complice la mancanza di sonno della notte precedente (si ringraziano tutti i bambini che hanno deciso di piangere per le 3 ore e mezza di volo e di smettere contemporaneamente arrivati all'aerporto).

E così inizia la mia avventura in costa Est, in Queensland. Tre mesi o più mi separano dal quel famigerato secondo visto, le premesse non sono affatto buone, mi ritrovo a dividere la casa con due giovani inglesi e con altri 3 italiani, ovvero si prevede un periodo pessimo per il mio inglese. Sopravviverò, ce la farò, devo tenere duro, d'altronde cosa sono 3 mesi? Nulla se rapportati a 28 anni di vita!!

Perciò, keep calm, keep going and never give up!

09/07/13

126 - Ci siamo


E' arrivato il momento. 6 mesi sono ormai passati, letteralmente volati. Ho studiato, ho lavorato, mi sono creato un bel gruppo di amici con cui condividere le mie prime esperienze overseas. Alcuni sono già ritornati a casa, altri ci torneranno presto, altri ancora vivranno qui per un tempo indefinito, probabilmente saranno sempre qui quando e se ritornerò.
Sembra ieri quando in quel tardo di pomeriggio di 6 mesi fa arrivavo all'aeroporto di Perth dopo 20 e più ore di viaggio; dopo un breve ambientamento, taxi e di corsa verso Thelma Street dove c'era ad attendermi la famiglia A. che mi ha ospitato per le prime due settimane. Famiglia gentile e disponibilissima con cui sono ancora in contatto. Ricordo ancora quelle prime passeggiate nel quartiere Como, a 15 minuti dalla città, dove ho respirato la prima aria australiana. Sensazioni che mi rimarrano sempre con me, impossibili da cancellare perchè rappresentavano l'inizio di qualcosa di nuovo che avevo desiderato fortemente. 
Poi è arrivata la scuola, le prime conoscenze, l'impatto con l'inglese e la cultura australiana; il tutto affrontato con un minimo di preoccupazione ma tantissima carica ed emozione, chiedendomi se era veramente quello che avevo desiderato e sognato prima di imbarcarmi sul volo Venezia-Doha-Perth.
La fine del primo mese ha coinciso pure con l'inizio dell'attività lavorativa; pur non avendo trovato il lavoro dei miei sogni, sono riuscito a mantenermi, mettere da parte soldi e concedermi lo sfizio di alcuni viaggi interni (Margaret River, Albany, Melbourne) ed oltreoceano (Bali).

Ma è giunta l'ora di chiudere questo periodo e questo capitolo e di aprirne uno nuovo.
Si ricomincia tutto dal principio, come se fossi atterrato oggi con quello stesso aereo. Già quasi. Perchè ora posso portare con me un bagaglio con 6 mesi di esperienza all'interno; non è molto, ma non è neppure poco. So cosa lascio qui, non so cosa troverò al mio arrivo nella mia nuova destinazione. 
Preoccupato? Si, ma nei limiti del necessario.
Carico? Tanto, tantissimo perchè c'è una nuova sfida ad attendermi, l'ennesima. So anche che non sarà l'ultima, c'è ancora tanto da fare, ma bisogna proseguire per passi, senza avere fretta. Pazienza, costanza e voglia di rimettersi in gioco sempre e comunque.

Vi è un'aereo ad attendermi stasera. Lascio Perth sapendo che ci tornerò, probabilmente in un futuro non molto lontano. Non so chi o cosa vi sarà ad attendermi; ma sono sicuro che lo affronterò deciso e con tanta voglia di sperimentare, imparare e crescere. Ciò che ho fatto finora.

04/07/13

125 - Cambiamenti all'orizzonte

Arriva un momento lungo il viaggio in cui qualcosa dentro di te si muove. Al mattino respiri un'aria diversa; non è il cambiamento di stagione. Non è il freddo che ti circonda mentre cammini verso la fermata dell'autobus. Non è nemmeno il lavoro. E' qualcosa che è difficile da spiegare a parole, ma che nella tua testa è chiaro, chiarissimo. Capisci che il tuo Io ha bisogno di un cambiamento, di nuove sfide e di nuove motivazioni. In questo Paese tutto sembra possibile, e probabilmente lo è, ma ogni nuova avventura ed opportunità richiede forza di volontà e sacrificio; alle volte si deve ripartire nuovamente da zero, dopo tutta la fatica e gli sforzi fatti per assicurarsi una precaria situazione di tranquillità e di sicurezze; alle volte c'è bisogno di ricercare in se stessi quel qualcosa in più, si deve andare oltre, spingersi oltre il confine che ci si era posti in precedenza.
Non è semplice, non lo è affatto, ma con umiltà e forza di volontà tutto è possibile, non si può dare il 100%, si deve dare di più, raggiungere l'irraggiungibile e osare sempre, senza avere rimpianti di alcun genere.
Arriva il momento di cambiare, di mettersi nuovamente alla prova, ripartire da zero e ricominciare dall'inizio.
Quel momento è arrivato.

01/07/13

124 - Aria di Oriente


Non ero mai stato in Asia. Nemmeno mi aveva sfiorato l'idea di visitarla. Non vi era niente in questo Continente che mi attirasse al punto tale da spingermi a preparare una valigia e spiccare il volo oltreoceano. Questioni burocratiche, che saranno potenzialmente il soggetto di un futuro post, mi hanno costretto a lasciare la terra dei canguri per una settimana (dal punto di vista teorico era sufficiente un flight out-flight in, ma l'occasione era troppo ghiotta per non prendersi una settimana di ferie!) e quindi ho dirottato il mio pilota automatico e le mie scelte al continente asiatico e, parallelamente, al paese che mi permetteva di spendere il meno soldi possibile: la soluzione ha preso le sembianze di Bali.

Piccola introduzione al fine di dimostrare che mi sono ampiamente documentato prima di intraprendere il viaggio che andrò a descrivere (assolutamente non vero, prima di atterrare in Bali non sapevo praticamente nulla a proposito dell'Indonesia!): Bali è una delle quasi 17000 isole dell'Indonesia, paese che ha come capitale Jakarta. Il 90% della popolazione è di religione Hindu, sebbene l'Indonesia sia un paese islamico. Bali vive praticamente di turismo, anche se vi sono alcune zone dell'isola che basano la propria ricchezza ed i propri guadagni sull'agricoltura, in particolare con la coltivazione del riso.

Ebbene, l'arrivo in Indonesia è giunto dopo 3 ore e mezza di aereo con la compagnia Air Asia; ad accoglierci, una temperatura di 35 gradi ed un caldo asfissiante, reso ancora più insopportabile dai nostri jeans e dalle nostre maniche lunghe, data la possibilità di effettuare il check in all'hotel dove avevamo pernottato!!
Fin dall'inizio ho potuto osservare che la maggior parte degli abitanti vive nella povertà; o almeno, la loro vita, se comparata con quella di un cittadino europeo o australiano, è ampiamente peggiore, dal punto di vista economico. Ciò che ho avuto modo di constatare con il passare del tempo, però, è che tutto ciò a loro non dà la minima preoccupazione ma, anzi, all'apparenza sono davvero felici e soddisfatti di ciò che hanno.
Incuriositi da quanto visto nelle prime ore della nostra vacanza, abbiamo impostato la settimana sulla rotta "settimana di cultura" invece che sulla rotta "settimana di cazzeggio&sole&abbronzatura&mangiare&bere&dormire". Con il senno di poi, la scelta è stata ampiamente ripagata ed il risultato finale è andato al di là di ogni più rosea previsione.


Siamo davvero rimasti affascinati da questo paese; si respira un'aria di cultura e di religione che si può toccare con mano e si può osservare con i propri occhi nelle manifestazioni e nelle danze locali (anche se organizzate principalmente per i turisti, non perdono la loro vena di sacralità che le contraddistingue). Ogni aspetto della vita è legato alla religione Hindu, per la quale ogni evento quotidiano,e non, avviene per un preciso e particolare motivo; un tipico lavoratore balinese, ad esempio, utilizza le proprie vacanze da lavoro andando a pregare o accompagnando familiari ed amici al luogo di culto. Attraversando Bali da nord a sud si può assaporare la semplicità con cui le persone vivono, nel vero senso della parola, la propria vita quotidiana. Un tetto, un po' di cibo, famiglia ed amici sono sufficienti per considerarsi "benestanti".

E si rimane davvero meravigliati nel constatare che è assolutamente vero: la ricchezza, intesa in termini di quantità di denaro posseduta da un individuo, è inversamente proporzionale al livello di felicità di una persona. E Bali è un lampante esempio di quanto detto.
 Nonostante le sue trafficatissime ma dissestate strade; nonostante la povertà (anche in questo caso intesa in termini di denaro) della maggior parte della popolazione; nonostante la mancanza di strutture moderne ed ipertecnologiche. Nonostante tutto ciò ed altro ancora, questo paese insegna che la felicità e la ricchezza spirituale di una persona vanno al di là del denaro. E' qualcosa che è alla portata di tutti, si deve solo cercare con pazienza e perseveranza.