29/12/13

148 - Eccoci qua

Eccoci qua, dopo quasi due mesi sono tornato. Mi avevano dato per disperso, coloro che erano a conoscenza del mio lancio col paracadute in Airlie Beach pensavano non ce l'avessi fatta. Altri, che erano a conoscenza delle condizioni disperate in cui era la mia macchina, credevano avessi fuso il motore nel mezzo del nulla. Altri ancora, credevano nella possibilità che avessi cambiato radicalmente vita, vivendo come un eremita negli altissimi ed innevati monti australiani (n.b. leggere ironicamente). No, niente di tutto questo. Ho fatto ritorno in Italia, a quasi un anno di distanza dalla mia partenza per l'Australia. Un anno intenso e ricco di emozioni, impossibili da descrivere a parole. Ma ci proverò. Sono tornato perchè sentivo fosse la cosa giusta da fare. Passare le feste natalizie con famiglia ed amici, rivedere persone che mi sono mancate lungo il mio percorso intrapreso in quel lontano gennaio 2013. Ma il mio ritorno è solo momentaneo. Un aereo è già pronto in pista in attesa del mio imbarco. Tornerò nella Terra dei canguri. La mia esperienza non è finita, anzi, probabilmente è solo all'inizio. Avrò modo di raccontare le avventure trascorse negli ultimi due mesi in cui questo blog non ha ricevuto segnali di vita da parte del sottoscritto. Per il momento, un augurio di Buon Natale a tutti, in ritardo, e di un Felice Anno Nuovo.

31/10/13

147 - Orizzonte in avvicinamento


Ci siamo quasi. 4 dannati giorni mi separano dal sospiratissimo traguardo degli 88 che mi permetterà di applicare per il secondo visto. Poco importa che poi lavorerò qualche giorno in più per racimolare qualche soldo (in più) per il successivo road trip. Il punto essenziale è che dopo l'88o giorno tutto sarà vissuto più semplicemente e nell'attesa di una nuova partenza, senza più l'ansia di dover lavorare forzatamente per portare a compimento, come detto, gli 88 giorni.
Ci sono tutti i segnali del caso che fanno presagire che questa avventura/esperienza, che ho tanto voluto e desiderato e che, nonostante tutto, sono felicissimo di aver fatto e che non rimpiangerò mai,  sta per finire.
Partendo dalle cose banali, come il taglio di capelli, ad esempio. Perchè poco dopo essere arrivato qui ho rispolverato il classicismo taglio "a zero" provato con mediocre successo alla giovine età dei 19, primo anno di università. E tale è rimasto fino a poco tempo fa, quando ho deciso di lasciar ricrescere i capelli e tornare al classico taglio, simbolo che il periodo in farm sta per finire ed è ora di tornare alla vita mondana e di viaggiare nuovamente, dopo 4 mesi praticamente senza uscire da Gatton!
L'organizzazione del viaggio che mi porterà a visitare praticamente tutta la east coast è un altro segnale che le cose in Gatton stanno terminando e qualcosa di nuovo e stimolante sta arrivando. La pianificazione dei nuovi viaggi, soprattutto, è sempre stata per il sottoscritto un'attività che potrebbe occupare anche una mia intera settimana senza mai minimamente stancarmi (e sinceramente, chi potrebbe dire il contrario?).
E poi lo senti nell'aria che ormai ci siamo. Le ultime uscite con gli amici, le ultime sveglie notturne per andare a lavoro, le valigie che fremono per essere preparate nuovamente, la macchina che è pronta e scattante per coprire i 5000 km previsti dal viaggio.

Ci siamo quasi.

12/10/13

146 - Lo scorrere del tempo

Sabato sera. Seduto sul letto, aspetto di fare una chiaccherata su skype, uno degli strumenti che mi permette di rimanere in contatto con le persone che non si trovano qui in Australia con me fisicamente. La giornata è trascorsa in modo rallentato, come usualmente accade durante i weekend in questo paese. Il conto alla rovescia è iniziato da un po' di settimane, ora siamo a quota -19 giorni. Ancora 19 e sarà raggiunta la fatidica cifra 88, ovvero i giorni necessari per richiedere il mio secondo Working Holidays. E, con il senno di poi, devo ammettere che il tempo è trascorso, in quanto mi trovo qui da ormai 3 mesi e ancora 1 è rimasto da completare. Nonostante la sveglia notturna mi accompagni giorno dopo giorno, nonostante il lavoro settimanale che consente alla settimana in sè di volare, nonostante i weekend in cui vi è poco o nulla da fare. Ci siamo quasi.
Inizio a scorgere all'orizzonte il traguardo finale e oltre, quando si partirà per un memorabile viaggio lungo la East Coast. Quest'ultimo è in fase di programmazione e di pianificazione ma sarà pronto in tempo.
Al momento cerchiamo di far trascorrere il più velocemente possibile questi giorni che mancano, perchè sento veramente che sono arrivato alla frutta e non vedo l'ora di lasciare questo posto!

01/10/13

145 - La felicità

La felicità
      è riuscire a fare ciò che si desidera.


Non sognare la tua vita,
      vivi i tuoi sogni.


F. and R.

20/09/13

144 - La realtà del piccolo paese australiano

Un nuovo venerdì è arrivato qui a Gatton. Un altro giorno per il mio Second Visa è stato fatto, ed ora il traguardo, pur essendo ancora distante, non è poi così impossibile da vedere come lo era appena arrivato qui. Dopo un lunedì caratterizzato da un bel temporale e da pioggia (si, anche in Queensland piove), il sole è ritornato a splendere più caldo che mai. I pomeriggi si sono fatti un po' ventilati, ma si sente l'aria di primavera/estate che ci circonda.
Così una settimana è passata, tra le sveglie delle 3/3 e mezza di mattina, le ore di lavoro, i sonnellini pomeridiani per recuperare e qualche ricerca con il computer. Come c'è da immaginarsi, la sera non gode di particolari svaghi che non siano guardarsi telefilm, chiaccherare con i coinquilini, oppure studiare. 
La settimana tipica del backpacker che vive a Gatton. E, mi sento di dire, anche quella dell'abitante di Gatton. Perchè questo piccolo paese di 7000 anime vive di agricoltura e di farm e la maggior parte degli abitanti è impiegata in questo settore. Ne deriva che queste persone vivono la settimana un po' come la vivo io; ovvero sveglia, lavoro, cibo e sonno. Niente di più e niente di meno.
Praticamente sopravvivono per arrivare al weekend, il momento preferito della settimana dove la gente si gode il suo passatempo preferito: bere. Ma non sto parlando di sorseggiare allegramente qualche bicchiere di vino con gli amici oppure una birra al bar in compagnia. No, sto proprio parlando di tentare di bere fino allo sfinimento, come non ci fosse più un domani!
A conferma di ciò, arriva in mio aiuto la giornata di oggi. Dicevo, venerdì, ultimo giorno di lavoro della settimana. Sveglia alle 3 e mezza, si inizia alle 4 e dopo 8 ore ed un quarto si finisce. Tempo dei saluti ed il mio farmer mi invita per una birra a casa sua (che dista circa 19.86 metri da dove lavoriamo). Accetto volentieri e mi incammino con lui, il fratello ed il padre (lavoriamo tutti insieme). 
Alla richiesta birra o coca, rimango un po' spiazzato, ma rispondo birra. Rimango ancora più incredulo quando dal frigo escono una birra, per il sottoscritto, e 3 coca cole per gli altri. Ma come? E la leggenda, che poi leggenda non è, dell'australiano che si distrugge di alcol appena finisce di lavorare? Forse è solo l'eccezione che conferma la regola. Iniziamo a giocare ai dadi, perchè questo è il loro passatempo preferito del venerdì, after work. Mi adeguo e cerco di imparare velocemente le regole. Due sorsi di birra e...sbucano due bottiglie di Jim Beam!! Il mio farmer, fratello e padre, dopo due sorsi di coca, riempiono di nuovo la lattina con bourbon e continuano a giocare. Ecco, mi sento giù molto meglio!!

Perchè sfatare il mito dell'australiano alcolizzato proprio non potevo farlo! Ed eccoci a passare un'allegra ora e mezza dopo lavoro a giocare a dadi, bere birra e jim-coke. Le lattine, a fine partita, saranno più di una, come è possibile immaginare!
Probabilmente il loro pomeriggio è continuato in questo modo per qualche altra ora sotto quella tettoia/taverna oppure con un passagio al bar.
La semplicità e, al tempo stesso, l'assurdità con cui si è abituati a svagarsi il fine settimana in questo piccolo paese dell'Est Australia.

16/09/13

143 - Comprare un'automobile in Queensland

Qualche settimana fa sono passato nel processo di acquisto di un'automobile, che comporta una generica procedura che consiste nella registrazione del mezzo (o un passaggio di registrazione, che può essere visto come un passaggio di proprietà), Safety Certificate (il collaudo della macchina) ed il pagamento, ovviamente!
I regolamenti cambiano da Stato a Stato quindi, avendo avuto a che fare con i trasporti del Queensland, ove mi trovo, e avendo comprato ed immatricolato la macchina qui farò riferimento proprio alla legislazione del Queensland.
In prima istanza, sia che si acquisti un auto da un privato o da un meccanico o altro, è necessario avere il Safety Certicate o Road Worthy Certificate che viene rilasciato dopo che il mezzo passa un'ispezione (collaudo) in cui si controllano, principalmente:

     -  ruote
     -  freni
     -  sterzo
     -  sospensioni
     -  luci
     -  finestrini

Tale certificato ha durata 3 mesi /1000 km, oppure 2 mesi/2000 km in relazione al fatto che il veicolo venga venduto da un venditore o commerciante qualificato o meno. Nel caso di acquisto di un usato, è necessario possedere il suddetto certificato in modo da muovere il veicolo dalla posizione in cui si trova; viceversa, è necessario ottenere un altro permesso che permetta di portare l'auto presso un centro autorizzato per ottenere il Road Worthy Certificate.

In seguito, è possibile passare alla registrazione che può essere effettuata per 6 oppure 12 mesi. Nel primo caso, ovviamente, il prezzo è minore ma è necessario altresì tenere in considerazione che se si registra un veicolo per 6+6 mesi invece che direttamente per 12 mesi si paga di più (ad esempio, nel mio caso, registrazione per 6 mesi di circa 500 dollari, registrazione per 12 mesi pari a circa 750 dollari; se effettuo due registrazioni separate di 6 mesi ciascuna vado a pagare 500+500=1000 dollari). Nel prezzo è compresa un'assicuazione, chiamata CTP (Compulsary Third Party) che assicura il proprietario del veicolo contro danni a persone o mezzi terzi in un ipotetico incidente, ma copre i danni al proprio mezzo.

Nel caso in cui il veicolo sia già registrato in Queensland, è necessario, banalmente, eseguire un passaggio di proprietà; se, invece, il citato veicolo è registrato in un altro Stato differente da quello del Queensland, quando si entra il confine di quest'ultimo è obbligatiorio la ri-registrazione proprio in Queensland entro 14 giorni, altrimenti si rischia una sanzione.

Ottenuti Safety Certificate a Registrazione, il veicolo è pronto per essere pagato e messo su strada, nella speranza (vana, nel caso del sottoscritto) che non ritorni dal meccanico da cui proviene per problemi di varia natura meccanica!!



14/09/13

142 - Dicono sia Australia: confermo - 2

Fa alquanto impressione, per non usare altri termini forse un po' troppo spinti, sentire che amici che si trovano in Australia da 8 mesi, ovvero che hanno intrapreso questo viaggio nel lontano/vicino gennaio 2013, non abbiano mai (leggi MAI) visto un canguro. O almeno, non hanno mai visto un canguro vivo.
Qui in Australia è assai comune vedere canguri morti ai lati della strada, come è comune vedere gatti morti lungo le vie di traffico italiane. Ti sbucano fuori all'improvviso dalla vegetazione, pur facendo di tutto per evitarli (anche perchè i danni che provocano alla carrozzeria della macchina sono non indifferenti) molto spesso gli automobilisti si trovano impossibilitati a farlo. 
Può capitare altrettanto spesso, però, di vederli saltellare nella bush o in piccoli boschi che costeggiano le strade, con la loro faccina simpatica e la loro curiosità. 
O ancora, se non si è proprio così fortunati, si possono osservare allo zoo. Quando mi trovavo a Perth ho avuto l'occasione di vederli più volte e, allo Caversham Wildlife Park, si può sfruttare l'opportunità di vederli davvero da vicino e "nutrirli", con il cibo fornito dalla direzione del parco. E risulta assai facile spendere qualche ora con loro, accarezzandoli e scrutandoli nella loro rilassatezza e spensieratezza, distesi pacificamente all'ombra di un albero, godendosi l'ozio e la tranquillità.



Quando, però, me li sono trovati nella farm dove lavoro, lo stupore è stato inevitabile. Ore 8 e mezza di mattina, dopo la consueta pausa di metà giornata lavorativa (rammento, per chi se lo fosse perso, che la mia giornata inizia alle 4 a.m. e quindi la pausa coincide con la colazione!) e aver caricato i furgoni per le consuete spedizioni, eccoci intraprendere la strada verso le open shed per il momento del picking (raccolta) quando eccoli là sbucare dal nulla: ad occhio, mamma e figlio stavano comodamente cibandosi dell'erba trovata in abbandonanza. Quando ci hanno visto arrivare non sono scappati, ma si sono comodamente spostati di qualche metro, giusto per sentirsi più sicuri, ed hanno continuato a fare quello che dovevano fare.
Insomma, qui puoi godere la vista dei canguri ovunque (a parte qualche sfigato sfortunato di amico che non ha ancora visto uno vivo), poichè è bene ricordarlo e confermarlo: anche questa è Australia.

06/09/13

141 - Riflessioni dell'ottavo mese

 Ancora qualche giorno e ci sarà da festeggiare. Quasi 8 mesi in Australia. Time flies. E' proprio il caso di dirlo. Alle volte, a dire la verità, mi sembra di essere qua da molto tempo, altre volte l'immagine dell'aeroporto di Perth è talmente nitida che è come se il tutto fosse accaduto la scorsa settimana. La strada che al tramontare del sole mi accompagnava nel mio tragitto verso la famiglia che mi avrebbe ospitato per il mio primo mese australiano, la semplice guida dalla parte opposta a quello a cui ero abituato, l'emozione per quella nuova avventura che stava per cominciare. Tutto ancora chiaro e limpido nella mia testa e nei miei pensieri.

Ora, dopo 8 mesi, mi ritrovo dalla parte opposta a dove ero atterrato. Queensland, il secondo Stato per dimensioni in Australia (il primo, manco a dirlo, è il Western Australia), Brisbane. Come si usa dire, di acqua sotto i ponti ne è passata assai, e ce ne dovrà passare ancora tanta. Per il momento non rinnego niente. Soddisfatto della scelta che ho fatto, orgoglioso di essere piano piano entrato in questo nuovo mondo, aver conosciuto nuova gente, aver fatto nuove amicizie ed il tutto creato dal niente, solo con tanta voglia e sacrifici. Tutti ripagati ampiamente. 

Al momento sono impegnato a guadagnare il secondo Working Holiday, lavorando 88 giorni in una farm. 44 giorni se ne sono già andati e sono giunto a metà dell'opera; altri 44 mi aspettano, a partire da lunedì, e sono pronto ad affrontarli con il giusto spirito, quello che mi ha accompagnato qui overseas. Il lavoro è duro, non rappresenta propriamente il mestiere di cui si dovrebbe occupare un ingegnere, la sveglia mattutina (notturna) non aiuta ma...non mi importa. Mi sveglio al mattino e la cosa non mi pesa affatto. Anzi, a dirla tutta, sono proprio contento. Felice di vivere una nuova esperienza, provare qualcosa di nuovo. Circondato da australiani. Quelli veri, quelli che parlano velocemente e con gli slang, inventati apposta per complicare ancora di più il linguaggio, già arduo di suo. L'impatto è stato duro, ma dopo un mese posso dire che mi sto abituando e riesco ad avere una piacevole conversazione senza dovermi sforzare troppo a capirli.

Ancora 44 giorni, dicevo, ed avrò il mio secondo visto. Cosa ne farò?Probabilmente, lo userò! Le idee che mi passano nel cervello sono talmente tante che alle volte le devo buttare giù su carta per non dimenticarle. Perchè non voglio scartare nessuna possibilità. Tutto rimane nella sfera del possibile, del "tutto si può fare". Molto dipenderà dalle finanze economiche, in base a quelle si vedrà quanto, dove e come viaggiare. Anche se il problema del come è già stato risolto. Si, mi sono comprato la macchina; ne avevo bisogno per andare al lavoro, ne avrò bisogno q
uando vorrò vedere questa, ancora inesplorata costa Est. Sarò la mia compagna di viaggio, quella a cui dovrò fare affidamento e che sperò non mi abbandonerà mai.
Per il momento godiamoci la vita in quel di Gatton e iniziamo a fare previsioni per il futuro; fra qualche mese vedremo quali si realizzeranno e dovranno essere aggiunte al bagaglio di esperienza e di avventura finora immagazzinato.

04/09/13

140 - Overshoot day

Lo scorso 20 agosto abbiamo raggiunto il fatidico Overshoot day ovvero il giorno in cui l'umanità ha consumato le risorse che la Terra è in grado di offrire. Nei prossimi 4 mesi rimanenti fino alla fine dell'anno, quindi, è stato stimato che consumeremo l'energia che la natura solitamente è in grado di riprodurre attingendo dalle sue "scorte". Il Global Footprint Network misura (sarebbe meglio dire, stima) la quantità di risorse naturali che il genere umano necessita nell'arco di un anno. Dal 1993, ogni anno, viene stimato il giorno (dell'anno) in cui l'Overshoot day accade (non è possibile stabilire con precisione il giorno esatto in quanto i beni richiesti e le risorse consumate vengono, anch'esse, stimate); in quell'anno l'Overshoot Day fu il 21 ottobre.

Con il passare del tempo, tale giorno si ripresenta sempre in anticipo a conferma del fatto che ogni anno il nostro dispendio di energia aumenta e le risorse naturali diminuiscono la loro capacità di coprire queste nostre richieste. E' chiaro che, di questo passo, non andremo molto lontano ed è ancora più chiaro quanto il nostro stile di vita e le nostri (brutte) abitudini/attitudini finiranno con il daneggiarci. A ciò, si aggiunga che i Governi dei nostri Paesi, seppur consci di tali dati e dei problemi correlatti all'Effetto Serra, dovuto all'innalzamento delle temperature dovuto all'immissione sempre maggiore di andride carbonica nell'aria, non si accingono a dare una scossa al sistema e provvedere ad un drastico ma salutare cambio di rotta verso le energie rinnovabili e sistemi in grado di risolvere, almeno in parte, una situazione che si sta facendo sempre più problematica per il nostro futuro e per quello dei nostri figli.

25/08/13

139 - E poi dicono che il mondo non è piccolo

Arriva il weekend. Il classico weekend di Gatton, dove la lista delle cose da fare può stare benissimo scritto sull'unghia del mignolo della mano di una nano. E così dopo un sabato mattina passato a dormire e girovagare tra la cucina ed il salotto, il primo pomeriggio speso a fare spese/compere per la settimana e la sera passata sul divano davanti la tv (neanche una festa organizzata tra backpackers, what a shame!) si è presentata la domenica. Il copione si è ripetuto parzialmente perchè, solitamente, alla domenica, da buoni italiani, si organizza un pranzo all'italiana, sempre differente. Prima è stato lasagne, poi cannelloni, con contorni di verdure, focaccie, pizze e dessert al tiramisù o gelato. Il pomeriggio, solitamente, era adibito al meritato riposo dopo l'inizio di una nuova settimana lavorativa.
Ma questo fine settimana è andata diversamente, perchè il pranzo è stato leggermente anticipato ad un orario più vicino a quello consono, rappresentato da mezzogiorno e, sopratutto, c'è stata l'attività fisica all'aria aperta. Dopo qualche sporadica corsa nei dintorni di Gatton effettuata nelle scorse settimana, resa assai difficile dalle pendenze delle strade che circondando questo posto, oggi ci siamo alla partita di calcio. Non calcetto, ovvero lo sport praticato dal sottoscritto negli ultimi 4 anni, ma calcio all'aria aperta, in un campo 11 contro 11, ovvero enorme. Al di là della difficoltà di riprendere i ritmi che avevo perso ormai anni or sono, capita che parlando del più e del meno si fa conoscenza con un ragazzo italiano, uno dei tanti presenti qua. E, incredibile ma vero, succede che il suddetto italiano venga dal Friuli. Pure io rispondo.
Bene l'individuo è da Pordenone, udite udite. Al che rispondo che pure io lo sono. Ok siamo entrambi dalla Provincia di Pordenone, poi i paesi sono diversi, ma cosa cambia? Quali sono le quali sono le probabilità per cui due persone si incontrino a migliaia di chilometri di distanza dal proprio paese, nello stesso giorno, in un paesetto di 7000 abitanti, giocando a calcio in una precisa ora del pomeriggio di una imprecisa domenica? Praticamente nulle.
E poi dicono che il mondo non è piccolo.

22/08/13

138 - L'inverno in Queensland

A quanto pare qui l'inverno sembra finalmente (?!) giunto. Se fino a qualche settimana fa qui in Queensland faceva freddo, ma non freddissimo, ora la situazione è leggermente cambiata. Durante la notte la temperatura scende parecchio, ed è proprio in quel momento che il sottoscritto esce di casa per avviarsi al lavoro. Due felpe fino a poco tempo fa erano sufficienti per contrastare il "rigido" inverno australiano, ora anche loro non possono nulla. 2 gradi sono sempre 2 gradi dopotutto!!
Dalla tabella che riporto si vede che la situazione è già in fase di miglioramento, fortunatamente!


Si perchè tra 1 settimana qui ufficialmente è primavera e mi aspetto vivamente che la temperatura, almeno mattutina si innalzi. Perchè poi durante la giornata la situazione si fa letteralmente opposta a quella del mattino; vale a dire caldo, maniche corte e..abbronzatura!! Ebbene si, sono riuscito ad abbronzarmi in inverno, e non sto parlando di un impercettibile sfumatura di differente colore rispetto alla mia carnagione. No sto parlando di un'accentuatissima abbronzatura da muratore! Vale a dire, collo, viso, braccia e mani nere e rimanenti parti del corpo completamente bianche!
Perchè, l'Australia è anche questa..abbronzarsi durante l'inverno!

20/08/13

137 - Dicono sia Australia: confermo

Sveglia impostata alle 3.50 a.m.. Mi alzo, classiche operazioni mattutine in bagno, mi preparo ad una nuova e lunga giornata di lavoro con tutti i mezzi necessari (ovvero, mi vesto) ed esco fuori al freddo e gelo. Il cielo stellato australiano sembra più luminoso e più popolato di quello di casa mia ma l'effetto che mi dà è sempre lo stesso che provavo quando lo guardavo nelle notti italiane: meraviglia.

Accendo il motore della macchina e mi accingo a dirigermi verso lavoro, alle 4.30 si inizia. Un'occhiata a destra ed una a sinistra e mi immetto nella Woodland road. Non faccio in tempo ad innestare la terza, però, che eccolo là, sul ciglio della strada intento a fissare l'unica macchina in quel tratto di strada: l'amico canguro. E' lì, a pochi centinaia di metri da casa mia, indaffarato a pensare se attraversare la strada o meno e a godersi quella notte australiana stellata e moderatamente fredda, nell'attesa che si faccia giorno.

E così inizia la mia giornata, perchè, dopotutto, anche questa è Australia.

17/08/13

136 - Le piccole cose

Ormai un mese se n'è andato, anche qualcosa in più. Era il famoso 11 luglio quando arrivai a Gatton in una non troppo fredda e piovosa giornata invernale, sparandomi 3k a piedi con la mia valigiona da 23 kg ed il mio zainetto in spalla dal modico peso di 10 kg. Alle volte mi sembra passata una vita dalla prima volta in cui ho messo piede in Gatton, altre volte mi sembra davvero che il tempo stia volando. Trascinato da una voglia incredibile di provare una nuova esperienza come poteva essere quella di lavorare in farm, il primo impatto con questa piccola realtà non fu di sicuro quello che mi aspettavo.
Nell'immagine che mi ero creato nella mia mente, tutto appariva davvero diverso da quello che invece si presentava davanti ai miei occhi. Una strada sterrata, polverosa e rettilinea fino all'orizzonte.
Piccoli arbusti che costeggiano quella stessa strada, alla tua destra un'infinito panorama rosso che si estende a perdita d'occhio. A sinistra: pure. Il cielo è azzurro, di quell'azzurro che neanche Monet saprebbe rappresentare pur avendo a disposizione un infinito numero di colori nella sua tavolozza.
E ci sei tu su quella strada. Con la tua jeep, finestrini abbassati, a dispetto della polvere, e questa canzone.
Il quadro che avevo dipinto nelle mie idee era troppo bello per essere vero. Almeno lo era per Gatton. Di sicuro questo Outback esiste ed è là fuori e so che arriverò pure là, ma non ora, ora c'è qualcos'altro che devo portare a termine.
Questi 88 giorni "s'anno da fare" e quindi bisogna tenere duro e continuare. Alla fine il tanto atteso lavoro fisso è arrivato, con tanto di paga oraria a corredo. La macchina, la mia macchina s'intende, è in fase avanzata di burocrazia e dovrebbe essere a disposizione nel giro di uno o due settimane. L'unico fattore negativo è rappresentato dal fatto che la sveglia suona ogni giorno, dal lunedi al venerdi, alle 3.15. A.M. ovvero di notte!! Ebbene, iniziando a lavorare alle 4 questo è quello che sono obbligato a fare. "Certo ma poi finisci a mezzogiorno ed hai tutto il pomeriggio libero!" mi dirà qualcuno! Si sicuro, peccato che quando arrivo a casa, doccia-cibo-letto è il trio delle meraviglie che va eseguito nell'ordine indicato. In poche parole, quando arrivo a casa sono talmente cappottato che ho iniziato a farmi la pennicchella pomeridiana come i vecchi! Vabbè c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare e da sperimentare, mettiamola così.

Come dicevo prima, Gatton non è propriamente una rappresentazione adeguata dell'outback australiano. Ma c'è comunque qualcosa anche dietro a questa piccola realtà. E lo scopri quando il tuo farmer ti porta a fare un giro con la sua jeep per le colline e le hobby farms, come vengono chiamate dai locali, che circondando la zona. O meglio, che sono la vera essenza di questo tipo di paesi. E nelle parole di un nativo del luogo, ti rendi conto di quanto questo paese possa essere meraviglioso e ricco di sorprese e di aspetti da apprezzare. Senti che, per quanto povera, c'è una storia dietro tutto questo. Vivere il paesaggio attraverso le parole di una persona che è nata e vissuta in questi posti, ti fa capire che anche le cose più insignificanti e, all'apperenza, insensate che ci circondano, hanno dietro di loro un perchè. Scopri che tutto ciò che è davanti ai nostri occhi si modifica in base al punto di vista da cui lo osserviamo, in relazione alle persone con cui lo viviamo.

Continuiamo così questa esperienza portandoci dentro le parole di Gary e la sua gioia nel raccontare questi luoghi, in questo angolo dell'est australiano. Sicuramente sarà una delle cose che ricorderò con maggior piacere di questa mia avventura nella farm.

11/08/13

135 - Finally, I've got a job!

Ebbene si, dopo un mese di patemi, di levataccie alle 5 del mattino, veloce colazione e tutti all'ufficio nella speranza che la giornata si illuminasse trovando un lavoro pagato decentemente (hourly paid-paga oraria), dopo un mese di false promesse, di speranze, di momenti di sconforto, di sacrifici per arrivare a pagare affitto e spese varie con uno stipendio al limite del ridicolo...ho trovato lavoro!!
Ed intendo un lavoro pagato bene, un lavoro non propriamente difficile, senza contractors o intermedari, il mio legame lavorativo è basato direttamente con il rapporto tra me ed il farmer; lavorerò ogni settimana, dal lunedì al venerdì fino a...quando vorrò!! La ragazza che era al posto mio se n'è andata, quindi c'è bisogno di una persona che la sostituisca..quando si dice trovarsi nel posto giusto al momento giusto o, in altri termini, che botta di culo!!

Sta di fatto che ora posso ricominciare a far frullare nel mio cervello gli innumerevoli piani per il futuro, perchè ora posso anche permettermi di darmi delle scadenze e buttare giù su carta tutte le idee che mi sono fatto in questi mesi in Australia, a cui in precedenza non potevo ancora dare una fisionomia. Frase complessa per dire che, dal momento che d'ora in poi ogni giorno conterà per il mio secondo Visa, so con certezza quando finirò e quindi il futuro inizia a prendere forma.

Prima di ciò, però, ci sono altri problemi concreti da affrontare: problema macchina prima di tutto. Perchè in questi giorni sto andando a lavoro con una macchina non mia, che mi è stata prestata dalla proprietaria della casa dove abito. Premesso che nessuno sarebbe in grado di accompagnarmi al lavoro, dato che inizio alle 4 del mattino, ho realizzato che necessito davvero di una macchina tutta mia, in modo da potermi gestire autonomamente con il lavoro, la spesa e anche, perchè no, qualche giretto turistico finesettimanale in quel di Brisbane e dintorni.
Quindi, questa settimana, parte la ricerca al mezzo di trasporto, tutti i siti di annunci ed i car seller della zona sono avvisati!

04/08/13

134 - This is Gatton

Prime foto dalla cittadina in cui vivo e lavoro. Buona visione!



133 - Habemus Internet

E dopo quasi 4 settimane di attesa, false promesse, finti guasti posso finalmente dirlo...Habemus internet!!

02/08/13

132 - La mafia di Gatton

Le motivazioni che mi hanno indotto ad abbandonare tutto, o a lasciare in standby la mia vita in Italia per qualche tempo, e a viaggiare in direzione del Continente australiano sono molteplici e variegate. Non è il caso di elencarle tutte, anche perchè sono parecchie e molte delle quali a carattere personale che potrebbero essere poco condivisibili.
Una particolare ragione delle suddette consiste nella situazione che stava attraversando l'Italia in quel periodo (ed in cui è ancora pienamente immersa a quanto si dice); mi riferisco, nella fattispecie, ai criteri di merito che vengono valutati per assegnare un posto di lavoro, per decidere chi è meglio/peggio di qualcun altro e chi si merita di ricoprire una certa carica rispetto ad un'altra.
Il citato criterio potrebbe andare sotto il nome di "ASSEGNAZIONE IN BASE A: FIGLIO DI..". E' risaputo, infatti, che concorsi pubblici per i più svariati enti, ma anche assegnazione di borse di studio etc..non sono un esempio lampante di onestà e di "cose fatte alla luce del sole".
Spostandomi in Australia mi aspettavo di trovare una situazione migliore. Ed effettivamente così è, anche se pure qui esistono le raccomandazioni. Mi spiego meglio.
Spesso e volentieri nel CV si inseriscono le referenze che possono essere rappresentate dal tuo ex capo, da un tuo ex superiore, ma anche dal tuo coinquilino/a o amico/a, insomma qualcuno che ti conosca bene e possa garantire per te. Quando si è alla ricerca di un lavoro che richieda determinate capacità o caratteristiche professionali, il nostro potenziale datore di lavoro ricerca nelle proprie referenze una figura che ci possa raccomandare; il termine raccomandazione, però, deve essere visto come "garanzia". Senza fare troppi giri di parole, il funzionamento può essere così riassunto:

   -   Italia-->      candidato:"Buongiorno, sto cercando lavoro"
                           azienda   :"Ha le caratteristiche che noi ricerchiamo?"
                           candidato:"No, ma sono figlio di X"
                           azienda    :"Assunto"

   -   Australia-->candidato:"Buongiorno, sto cercando lavoro"
                           azienda   : "Ha le qualità che noi ricerchiamo?"
                           candidato:"Assolutamente si"
                           azienda   :"Controllerò le sue referenze e le farò sapere"

Se l'azienda, chiamando le referenze, verificherà che, effettivamente, il candidato possiede le caratteristiche ricercercate e, inoltre, ha un'ottima attitudine al lavoro e al sacrificio, potrà essere preso in considerazione per il lavoro (badare bene, NON assunto ma preso in considerazione), altimenti...nada!

Bene, questo è come funziona, generalmente, in Australia. O almeno da quello che ho visto io. Chi ricopre una certa carica, un certo ruolo, chi ha un certo lavoro, effettivamente merita di essere dov'è.

Le eccezioni, naturalmente, ci sono. Sono fatte per confermare la regola, quindi ci devono essere per forza. E tali eccezioni si trovano nella pittoresca e vivacissima (N.B. da leggere con tono ironico) "cittadina" di Gatton. Ebbene, in un paesetto circondato da moltissime fattorie, a 90 km da Brisbane, si trova quella che può essere tranquillamente chiamata mafia. Moltissimi giovani arrivano qui per guadagnarsi il tanto famigerato e sudatissimo Second WH Visa, attratti da promesse di lavoro e da paghe orarie che permetterebero, lavorando tutti i giorni, di mettere da parte un bel po' di denaro. Invece le cose sono un tantino diverse. Il lavoro c'è, ci mancherebbe, ma non viene dato in base a principi di anzianità (a chi arriva prima a Gatton dovrebbe spettare il lavoro rispetto a chi arriva dopo), capacità (chi lavora meglio dovrebbe avere la precedenza no??) etc...no, viene dato in base a simpatie, conoscenze, aspetti estetici (alle 5 e mezza del mattino, al ritrovo presso l'ufficio per l'assegnazione del lavoro giornaliero, i fusò delle ragazze imperversano nel freddo mattutino, ma tale sforzo viene ripagato con un lavoro sicuro). Ma come?? dove sono finiti l'onestà e il buon senso australiano? Me ne vado dall'Italia e ritrovo a Gatton la stessa ingiustizia che avevo lasciato alle mie spalle?
Alle volte il detto "tutto il mondo è paese" è proprio azzeccato.

27/07/13

130 - Caro il mio Luciano

E' sabato, ma diversamente dai precedenti fine settimana, questa mattina mi sono concesso la licenza di una sveglia alle 6 per farmi 4 ore di lavoro. Tutto ciò coincide in soldi in più e, forse cosa più importante, in un giorno di visto da aggiungere a quelli (pochi) già accumulati fino ad ora. Probabilmente, domani  mattina farò replica, anticipando la sveglia alle 5, e poi da lunedì si ricomincia con la classica settimana lavorativa.
Il lavoro del sabato, come ampiamente risaputo, è totalmente diverso da quello degli altri giorni della settimana; tutto è più tranquillo, rilassato, calmo. E se a ciò aggiungiamo una splendida giornata di sole invernale (che qui si aggira intorno ai 20-24 gradi) il gioco è fatto. Si ritorna a casa con un altro spirito, quasi dispiaciuti di aver finito a mezzogiorno e di non aver continuato a lavorare.

Così ho però la possibilità di sfruttare l'intero pomeriggio per le mie ricerche (le solite mie utopie, ma le coltivo con attenzione affinchè diventino realtà, forse un giorno..). E per accompagnare le mie fatiche davanti al pc mi concedo un po' di musica; dopo quasi 7 mesi senza musica italiana e, quindi, dopo 7 mesi senza di Lui, arriva il momento di riassaporare sensazioni che avevo riposto solamente in un cassetto della mia mente. 
Non so come ho potuto farne a meno per così tanto tempo, troppe le emozioni che ancora il mio Luciano mi fa vivere, troppi i ricordi che tornano alla mia mente con le sue canzoni. Una in particolare mi è rimasta impressa nella mente, per svariati motivi.

Qui di seguito il link; buona visione e, soprattutto, buon ascolto.


26/07/13

129 - Il punto sull'inglese

E dopo 6 mesi e mezzo, cioè dopo il fatidico giro di boa, facciamo il punto sull'inglese. Ero partito con un inglese, a mio giudizio, buono, soprattutto nella fase reading and writing e anche considerando che ho studiato inglese praticamente solo 3 anni durante le mie scuole superiori (stiamo parlando di quasi 10 anni fa, OMG!). La questione listening e speaking erano quelle che mi preoccupavano di più poichè ero parecchio arrugginito e in Italia non avevo mai avuto la possibilità di esercitarmi perchè l'occasione non c'era.
L'inizio era stato un po' traumatico, con la simpatica conversazione con il taxista che mi ha portato dall'aeroporto alla mia prima accomodation (avrò capito si e no il 50% di quello che diceva), ed i primi giorni avevo voglia di spaccare il mondo e di parlare con tutti ma ero bloccato, non riuscivo ad esprimervi come volevo e non ero veloce nella parlata, anche se dovevo affrontare concetti semplici e basilari.

Ebbene, dopo il giro di boa succitato posso ritenermi abbastanza soddisfatto; lettura e scrittura sono migliorati, anche se, come ho detto, penso fossero già piuttosto buoni, e l'ascolto e il parlato sono schizzati verticalmente verso l'alto, nel senso che ora riesco a capire e farmi capire con più o meno tutte le persone. Il mio vocabolario si arricchisce giorno dopo giorno (dal mio arrivo in Gatton c'è stato un rallentamento visto che nella mia sharehouse vi sono altri 3 italiani) e riesco ad esprimermi bene e naturalmente anche concetti difficili.

Naturalmente, la strada è ancora lunga, ma sono fiducioso, ogni giorno sono a contatto con persone di differente nazionalità e quindi le opportunità non mancano, anche se i discorsi che si fanno sono sempre relativi a lavoro e alle motivazioni/scelte che ci hanno spinto a scegliere l'Australia e la farm come esperienza.

Ma...c'è un ma. Vi sono ancora delle persone (che vanno sotto il termine di "gli incomprensibili") che sono impossibili da capire, inglesi od australiani che siano; potrei riassumerli nelle seguenti categorie:

- l'inglese/australiano ubriaco: nella maggior parte dei casi, quando un inglese (ma credo che il discorso possa essere esteso a tutte le nazionalità) è ubriaco risulta davvero impossibile sostenere anche una semplice conversazione con lui; neppure i suoi connazionali lo capiscono in quanto l'uso dei termini e dell'intonazione si fondono nell'unica azione dello SBIASCICO;

- l'australiano: in linea generale, l'inglese australiano risulta più complicato da capire rispetto al classico inglese o all'americano; questo perchè l'individuo australiano, in quanto tale, risulta molto lazy (pigro) nella parlata, nonchè molto veloce. Di conseguenza, termini come, ad esempio, biscuits (biscotti), afternoon (pomeriggio),  vegetables (verdure), barbeque (grigliata) diventano, rispettivamente, bikie, arvo, veggie, barbie;

- l'australiano dell'outback: difficoltà nel capire l'australiano? benissimo, perchè quello dell'outback è 3 volte più difficile! Oltre ad essere ancora più veloce e lazy, il soggetto aggiunge qualche (una miriade) di slang e di espressioni ad hoc che, a meno che tu non sia collaudato ed esperto, non capisci minimamente (vedi, a titolo di esempio, la classica "Hey mate how's going?" espresso come "eimeiasgoen")

I fuori categoria:

- lo straniero che pensa di sapere l'inglese: lo strano individuo che si intuisce, senza che nemmeno apra bocca, che il suo paese nativo è tutto fuorchè anglossassone,ha un inglese tutto suo, che si allontana e di molto dai canoni dell'inglese vero e proprio. Il problema sta nel fatto che lo stesso soggetto è profondamente convinto di se stesso, quindi quando si cerca di comunicare con lui, risulta molto difficile capire i suoi discorsi e chiedere di farsi ripetere qualcosa che non ha senso (eccetto che per lui)

- l'italiano/il francese/lo spagnolo: queste tre nazionalità, oltre ad essere riconoscibili a prima vista, si caratterizzano, in linea generale per un tratto inconfondibile: il fortissimo accento. L'italiano ha un accento molto forte ed un'intonazione al limite del ridicolo, il francesce possiede questa capacità di inserire la famosa "grattata di gola" in ogni parola (anche dove non vi sta la "erre"), mentre lo spagnolo spagnolizza la maggior parte delle parole che incontra. Pur avendo un capibilissmo e molto facile inglese, risulta divertente intrattenere una conversazione con loro

E dopo questa breve valutazione sul mio inglese e su quello che ho affrontato/affronto/affronterò in questa mia esperienza, attendiamo con ansia la fine dell'anno per tracciare un quadro finale della situazione e, probabilmente, affrontare l'esame IELTS.

25/07/13

128 - E l'allegra vita di Gatton

Le 9.37 di un giovedì mattina. Sono sveglio ormai da quasi 5 ore, da non credere. Come ogni giorno la sveglia è suonata alle 4.45, lasciandomi quei 5 minuti vitali sotto le coperte che fanno da apripista alla lunga giornata; poi nell'ordine vengono bagno, colazione, tenuta da lavoro e partenza in direzione ufficio dove ogni mattina si viene assegnati alle varie farm che necessitano di personale per completare i più disparati lavori.
Dopo i primi giorni, in cui la situazione sembra davvero critica, il quadro generale sta piano a piano migliorando (tocchiamo ferro!) e sembra che ci siano le ipotesi giuste per continuare questa avventura con la giusta dose di umiltà, determinazione e tranquillità economica che mi avevano accompagnato nel mio lungo viaggio da Perth a Brisbane, oramai 2 settimane or sono.
 
Il freddo del mattino sta lasciando il posto ad una tiepida giornata di inverno che sfocerà nel caldo del pomeriggio, dove t-shirt e cappellino prenderanno il posto di felpa, sciarpa e guanti. Dopo 2 settimane posso ritenermi soddisfatto, perché penso di aver trovato una mia dimensione in questo piccolo paese di 7000 anime. Le settimane sembrano iniziare a scorrere velocemente e possiamo già affermare che 10 giorni sono stati eliminati dalla lista e all'appello ne mancano ancora 78 (for the record, per ottenere il secondo Visa necessito di 88 giorni di lavoro in farm). I fine settimana sono, clamorosamente, i giorni più duri da trascorrere in quanto qui non vi sono attrazioni, non vi è niente da vedere a portata di mano e soprattutto, non c'è niente da fare!
L'unico pub in "centro" (in realtà sono due, ma uno chiude alle 6 o 7 di pomeriggio, mentre l'altro tiene aperto fino a mezzanotte e alle volte, udite udite, anche fino all'una di notte!) è la meta preferita dei nostri weekend Gattoniani; anche perché le alternative sono davvero poche. Chiudersi in casa davanti alla tv, organizzare feste nelle differenti case in cui abitano i backpackers, oppure prendere la macchina/corriera e farsi un fine settimana in Brisbane, Surfer Paradise o altro.
Quest'ultima alternativa è la più gettonata, ma anche la più costosa, quindi si deve valutare con attenzione l'uscita economica in quanto, soprattutto all'inizio dell'avventura in farm, i soldi da spendere, tra affitti, spesa etc non sono molti.
 
Aspetti positivi? Ce ne sono, tanti. Innanzitutto, pur essendo un lavoro duro (la maggior parte dei giorni arrivi a casa dopo 10 ore di lavoro con la schiena divisa in differenti pezzi di svariate forme, mani irriconoscibili a causa di tagli in ogni spazio della pelle disponibile e gambe che si comportano come se non appartenenti al proprio corpo) è comunque qualcosa che dà soddisfazione. Perché, nella maggior parte dei casi, sono attività all'aria aperta, ti fanno riscoprire il contatto con la natura ed il lavoro "fatto con le mani". Riconosci il valore dell'agricoltura e quanto sia faticoso guadagnare denaro in questo modo. A fine giornata sei orgoglioso di te stesso, perché un altro giorno è passato, un altro giorno in cui hai dimostrato di potercela fare da solo, con le tue mani e la tua determinazione.
Ero convinto di voler affrontare questa esperienza, per il Visto, soprattutto, ma anche per voler vivere e toccare con mano quello che si prova a lavorare in una farm; e, nonostante tutto, è qualcosa che, sotto determinati punti di vista, mi piace e voglio portare a termine.
 
Quindi, 10 days down, 78 to go, timone a dritta e avanti!

13/07/13

127 - Si comincia

Ad accogliermi una giornata piovosa. Di quella pioggia pungente e fastidiosa che ti bagna poco alla volta. Sono le 6 del mattino ed il mio viaggio verso la città inizia con il viaggio in treno che mi porta in circa mezz'ora direttamente nel cuore della città. Una prenotazione di due giorni in ostello mi assicura un certo margine di sicurezza, della serie "non si sa mai"! Alle 7 e mezzo di mattina non è ancora possibile entrare in camera dal momento che il check-in inizia dalle ore 10. Lascio, quindi, la valigia in ostello e ispeziono vagamente la città sotto la pioggia, riparato da un ombrello che non c'è. 
Come al solito (era già successo per Melbourne), il primo impatto con Brisbane non mi impressiona, ma non posso ancora valutarne la bellezza, o meno, dato che il tempo non è ma ha dato l'opportunità.

Nell'attesa che la colazione mi venga servita, invio un messaggio alla farm dove si suppone ci sia lavoro anche per il sottoscritto. Sono le 8.30. Il messaggio di risposta arriva dopo 2 minuti ed il testo cita: "Ok il lavoro c'è, ma devi presentarti oggi, prima di mezzogiorno a questo indirizzo". L'indirizzo si trova a circa 100 km dalla città e per arrivarci devo utilizzare una corriera che impiega all'incirca 1 ora e mezza per arrivare a destinazione. La prima corriera a disposizione è alle 10.

Inizia una corsa contro il tempo, che prevede: colazione, tornare in ostello a prendersi la valigia, trascinarsi la valigia di 23 chili (con zaino di 8 chili sulle mie spalle) nuovamente in stazione, prendere la famigerata corriera e dirigersi verso l'indirizzo citato. Arrivati a destinazione, percorrere a piedi i 3 km che separano la meta dalla fermata degli autobus/corriere.
Finally, arrivo quando mancano 5 minuti a mezzogiorno, completamente distrutto, complice la mancanza di sonno della notte precedente (si ringraziano tutti i bambini che hanno deciso di piangere per le 3 ore e mezza di volo e di smettere contemporaneamente arrivati all'aerporto).

E così inizia la mia avventura in costa Est, in Queensland. Tre mesi o più mi separano dal quel famigerato secondo visto, le premesse non sono affatto buone, mi ritrovo a dividere la casa con due giovani inglesi e con altri 3 italiani, ovvero si prevede un periodo pessimo per il mio inglese. Sopravviverò, ce la farò, devo tenere duro, d'altronde cosa sono 3 mesi? Nulla se rapportati a 28 anni di vita!!

Perciò, keep calm, keep going and never give up!

09/07/13

126 - Ci siamo


E' arrivato il momento. 6 mesi sono ormai passati, letteralmente volati. Ho studiato, ho lavorato, mi sono creato un bel gruppo di amici con cui condividere le mie prime esperienze overseas. Alcuni sono già ritornati a casa, altri ci torneranno presto, altri ancora vivranno qui per un tempo indefinito, probabilmente saranno sempre qui quando e se ritornerò.
Sembra ieri quando in quel tardo di pomeriggio di 6 mesi fa arrivavo all'aeroporto di Perth dopo 20 e più ore di viaggio; dopo un breve ambientamento, taxi e di corsa verso Thelma Street dove c'era ad attendermi la famiglia A. che mi ha ospitato per le prime due settimane. Famiglia gentile e disponibilissima con cui sono ancora in contatto. Ricordo ancora quelle prime passeggiate nel quartiere Como, a 15 minuti dalla città, dove ho respirato la prima aria australiana. Sensazioni che mi rimarrano sempre con me, impossibili da cancellare perchè rappresentavano l'inizio di qualcosa di nuovo che avevo desiderato fortemente. 
Poi è arrivata la scuola, le prime conoscenze, l'impatto con l'inglese e la cultura australiana; il tutto affrontato con un minimo di preoccupazione ma tantissima carica ed emozione, chiedendomi se era veramente quello che avevo desiderato e sognato prima di imbarcarmi sul volo Venezia-Doha-Perth.
La fine del primo mese ha coinciso pure con l'inizio dell'attività lavorativa; pur non avendo trovato il lavoro dei miei sogni, sono riuscito a mantenermi, mettere da parte soldi e concedermi lo sfizio di alcuni viaggi interni (Margaret River, Albany, Melbourne) ed oltreoceano (Bali).

Ma è giunta l'ora di chiudere questo periodo e questo capitolo e di aprirne uno nuovo.
Si ricomincia tutto dal principio, come se fossi atterrato oggi con quello stesso aereo. Già quasi. Perchè ora posso portare con me un bagaglio con 6 mesi di esperienza all'interno; non è molto, ma non è neppure poco. So cosa lascio qui, non so cosa troverò al mio arrivo nella mia nuova destinazione. 
Preoccupato? Si, ma nei limiti del necessario.
Carico? Tanto, tantissimo perchè c'è una nuova sfida ad attendermi, l'ennesima. So anche che non sarà l'ultima, c'è ancora tanto da fare, ma bisogna proseguire per passi, senza avere fretta. Pazienza, costanza e voglia di rimettersi in gioco sempre e comunque.

Vi è un'aereo ad attendermi stasera. Lascio Perth sapendo che ci tornerò, probabilmente in un futuro non molto lontano. Non so chi o cosa vi sarà ad attendermi; ma sono sicuro che lo affronterò deciso e con tanta voglia di sperimentare, imparare e crescere. Ciò che ho fatto finora.

04/07/13

125 - Cambiamenti all'orizzonte

Arriva un momento lungo il viaggio in cui qualcosa dentro di te si muove. Al mattino respiri un'aria diversa; non è il cambiamento di stagione. Non è il freddo che ti circonda mentre cammini verso la fermata dell'autobus. Non è nemmeno il lavoro. E' qualcosa che è difficile da spiegare a parole, ma che nella tua testa è chiaro, chiarissimo. Capisci che il tuo Io ha bisogno di un cambiamento, di nuove sfide e di nuove motivazioni. In questo Paese tutto sembra possibile, e probabilmente lo è, ma ogni nuova avventura ed opportunità richiede forza di volontà e sacrificio; alle volte si deve ripartire nuovamente da zero, dopo tutta la fatica e gli sforzi fatti per assicurarsi una precaria situazione di tranquillità e di sicurezze; alle volte c'è bisogno di ricercare in se stessi quel qualcosa in più, si deve andare oltre, spingersi oltre il confine che ci si era posti in precedenza.
Non è semplice, non lo è affatto, ma con umiltà e forza di volontà tutto è possibile, non si può dare il 100%, si deve dare di più, raggiungere l'irraggiungibile e osare sempre, senza avere rimpianti di alcun genere.
Arriva il momento di cambiare, di mettersi nuovamente alla prova, ripartire da zero e ricominciare dall'inizio.
Quel momento è arrivato.

01/07/13

124 - Aria di Oriente


Non ero mai stato in Asia. Nemmeno mi aveva sfiorato l'idea di visitarla. Non vi era niente in questo Continente che mi attirasse al punto tale da spingermi a preparare una valigia e spiccare il volo oltreoceano. Questioni burocratiche, che saranno potenzialmente il soggetto di un futuro post, mi hanno costretto a lasciare la terra dei canguri per una settimana (dal punto di vista teorico era sufficiente un flight out-flight in, ma l'occasione era troppo ghiotta per non prendersi una settimana di ferie!) e quindi ho dirottato il mio pilota automatico e le mie scelte al continente asiatico e, parallelamente, al paese che mi permetteva di spendere il meno soldi possibile: la soluzione ha preso le sembianze di Bali.

Piccola introduzione al fine di dimostrare che mi sono ampiamente documentato prima di intraprendere il viaggio che andrò a descrivere (assolutamente non vero, prima di atterrare in Bali non sapevo praticamente nulla a proposito dell'Indonesia!): Bali è una delle quasi 17000 isole dell'Indonesia, paese che ha come capitale Jakarta. Il 90% della popolazione è di religione Hindu, sebbene l'Indonesia sia un paese islamico. Bali vive praticamente di turismo, anche se vi sono alcune zone dell'isola che basano la propria ricchezza ed i propri guadagni sull'agricoltura, in particolare con la coltivazione del riso.

Ebbene, l'arrivo in Indonesia è giunto dopo 3 ore e mezza di aereo con la compagnia Air Asia; ad accoglierci, una temperatura di 35 gradi ed un caldo asfissiante, reso ancora più insopportabile dai nostri jeans e dalle nostre maniche lunghe, data la possibilità di effettuare il check in all'hotel dove avevamo pernottato!!
Fin dall'inizio ho potuto osservare che la maggior parte degli abitanti vive nella povertà; o almeno, la loro vita, se comparata con quella di un cittadino europeo o australiano, è ampiamente peggiore, dal punto di vista economico. Ciò che ho avuto modo di constatare con il passare del tempo, però, è che tutto ciò a loro non dà la minima preoccupazione ma, anzi, all'apparenza sono davvero felici e soddisfatti di ciò che hanno.
Incuriositi da quanto visto nelle prime ore della nostra vacanza, abbiamo impostato la settimana sulla rotta "settimana di cultura" invece che sulla rotta "settimana di cazzeggio&sole&abbronzatura&mangiare&bere&dormire". Con il senno di poi, la scelta è stata ampiamente ripagata ed il risultato finale è andato al di là di ogni più rosea previsione.


Siamo davvero rimasti affascinati da questo paese; si respira un'aria di cultura e di religione che si può toccare con mano e si può osservare con i propri occhi nelle manifestazioni e nelle danze locali (anche se organizzate principalmente per i turisti, non perdono la loro vena di sacralità che le contraddistingue). Ogni aspetto della vita è legato alla religione Hindu, per la quale ogni evento quotidiano,e non, avviene per un preciso e particolare motivo; un tipico lavoratore balinese, ad esempio, utilizza le proprie vacanze da lavoro andando a pregare o accompagnando familiari ed amici al luogo di culto. Attraversando Bali da nord a sud si può assaporare la semplicità con cui le persone vivono, nel vero senso della parola, la propria vita quotidiana. Un tetto, un po' di cibo, famiglia ed amici sono sufficienti per considerarsi "benestanti".

E si rimane davvero meravigliati nel constatare che è assolutamente vero: la ricchezza, intesa in termini di quantità di denaro posseduta da un individuo, è inversamente proporzionale al livello di felicità di una persona. E Bali è un lampante esempio di quanto detto.
 Nonostante le sue trafficatissime ma dissestate strade; nonostante la povertà (anche in questo caso intesa in termini di denaro) della maggior parte della popolazione; nonostante la mancanza di strutture moderne ed ipertecnologiche. Nonostante tutto ciò ed altro ancora, questo paese insegna che la felicità e la ricchezza spirituale di una persona vanno al di là del denaro. E' qualcosa che è alla portata di tutti, si deve solo cercare con pazienza e perseveranza.

22/06/13

123 - Chef si diventa

Alle volte è proprio quando ti metti in gioco e ti ritrovi da solo ad affrontare ciò che ti si presenta davanti che scopri lati di te che non sospettavi neanche esistessero. Prima di capitare da queste parti avevo già sperimentato la vita lontano dalla famiglia, che usualmente va sotto il nome di "Vita lontano dalla mamma", e quindi avevo imparato ad arrangiarmi: lavare i vestiti, usare la lavatrice, stirare, pulire, tutte cose che si danno per scontate ma che non lo sono, specialmente di questi tempi e specialmente per quella speciale categoria di bipedi che possiamo cautamente ragguppare sotto il sostantivo Maschi.
Ma, in particolare, quando la mamma non è nei paraggi, un'attività è richiesta al bipede benpensante di turno: cucinare. Ebbene, se il periodo lontano dal territorio nativo si prolunga per più di qualche giorno, l'iniziale idea di rifugiarsi al ristorante o al primo McDonalds or BurgerKing (HungryJacks) nei dintorni risulta essere dispendiosa per le tasche e dannosa per lo stomaco.
Ne deriva che: o ci si arrangia in cucina o si muore di fame. Dato che non ho mai avuto il desiderio di morire giovane, specialmente di fame, ho deciso di seguire alcune lezioni al cospetto della cuoca Mamma e di aiutarmi nella mia attività con Internet. Il periodo dell'Università, ovvero il periodo in cui tutto ciò accadeva, è, ahimè, lontano; il problema di ritrovarsi lontano da casa da solo si è ripresentato pochi mesi or sono con l'arrivo overseas, quindi ho dovuto fare un ripasso delle mie capacità/abilità culinarie e metterle in atto. 
Ma l'inaccadibile è incredibilmente accaduto e, non solo ho iniziato a cucinare e a prepararmi deliziosi ed amabili pranzi e cene ogni giorno (quanto sono modesto) ma ho dato di più; mi sono spinto oltre i confini, personali naturalmente. Ed ho iniziato a preparare le Lasagne from scratch (ovvero mi prepararo pure il ragù e la besciamella), alcuni dolci ed altri primi che in precedenza avevo visto preparare solo dalla già citata mamma L.
L'ultima scoperta dal punto di vista culinario è stata il banana bread; tipico "dolce" australiano (che a dirla tutta non riesco a capire cosa ci sia di tipico) che può rappresentare la propria colazione o brunch domenicale; l'ho scoperto solamente in Australia ma me ne sono subito innamorato. Dati i costi elevati che ci sono da queste parti, però, ho deciso di provare a preparare il difficilissimo banana bread a casa. Ed ho scoperto che, oltre ad essere economico e veloce da preparare, è pure facilissimo!
Ecco quindi una carellata delle mie esperienze culinarie!
Lasagne from scratch: da notare che, dovuto agli elevati costi del formaggio, si riscontra l'assenza del Parmigiano e la presenza di un tipico latticino plastificato

Tiramisù: anche in questo caso, non avendo trovato il Cacao, mi sono arrangiato con una specie di cioccolata per dolci trovata al supermercato

Banana bread

08/06/13

122 - TimTam che passione

Alla voce "drug" Wikipedia recita: "A drug is a substance which may have medicinal, intoxicating, performance enhancinh or other effects when taken or put into a human body or the body of another animal and is not considered a food or exclusively a food."; inoltre, continuando a leggere, si scopre che "Recreational drugs are chemical substances that affect the central nervous system, such as opioids or hallucinogens. They may be used for perceived beneficial effects on perception, consciousness, personality and behavior. Some drugs can cause addiction and/or habituation".
 
 
Molto bene. Se rileggete il tutto con attenzione, soprattutto l'ultima frase merita un'osservazione ed un'importanza particolare, in quanto si dice che alcune droghe possono provocare dipendenza ed assefuazione. Con una sicurezza che mi appartiene, posso quindi affermare che i TimTams rientrano sotto la categoria "Droga". Magari una droga leggere, ma pur sempre di droga si tratta.
Questi biscotti al cioccolato, infatti, provocano i sintomi visti sopra.
 
 
Prima di partire per l'Australia avevo letto su qualche forum i commenti di alcuni utenti; alcuni consigliavano di provarli, altri sconsigliavano fortissimamente anche la sola azione di comprarli e di aprirne la confezione. A quel tempo, pensavo ad un'esagerazione, non potevo capire di cosa stessero parlando fino a quando non sono arrivato overseas.
Quando mi sono ritrovato faccia a faccia con loro al supermercato ho pensato "Ah eccoli i famosi Timtams, aspetta che li provo!". Ed è stata la fine. Sono entrato in un circolo vizioso che mi ha portato alla feroce assunzione dei malcapitati biscotti di cioccolata e alle crisi di astinenza nelle occasioni in cui gli stessi biscotti non erano presenti nella mia credenza.
 
Ma precisamente, cosa sono questi favolosi/maledetti timtams??Sono dei banalissimi biscotti di cioccolata prodotti dalla ditta australiana Arnott's, con uno strato interno di crema costituito da vaniglia, burro e cioccolata. Si ha l'imbarazzo della scelta tra i gusti original, white, double chocolate vanilla, choc orange, turkish delight, honeycomb, mint e dark rum and raisin. Peronalmente il double chocolate è quella che preferisco (confezione blu-viola in figura). A quanto mi dicono gli amici si trovano facilmente in Giappone ed in buona parte dell'Asia (a prezzi modici), America ed in Inghilterra (difficili da trovare nonché costosissimi).
 
Ebbene, se mai passaste per l'Australia, il consiglio che mi sento di darvi è questo: sieti disposti ad abbandonare i vecchi adorati jeans e a perdervi in una sensazione di libidine nella delizia dei Timtams? Comprateli!!
Ma se avete dei dubbi, non siete sicuri di essere pronti ad una passo del genere, all'assefuazione nonché alla dipendenza che seguirà, senza ombra di dubbio, al primo morso..beh...lasciate stare!!

04/06/13

121 - Quando

Quando finisci tardi lavoro e sei stanco.
Quando ti accingi ad entrare in stazione ed il tuo bus è lì che ti aspetta.
Quando nello stesso bus ci sono poche persone, il che significa posto a sedere assicurato e relax per i prossimi 15-20 minuti che ti separano da casa.
Quando una giornata di splendide sole svanisce lentamente lasciando il posto ad un fantastico tramonto avvolto da nuvole che sembrano dipinte.
Quando la tua fermata è a poche centinaia di metri e suoni il "campanello" per segnalare all'autista che quello è il tuo capolinea e vuoi scendere.
Quando l'autista non si ferma alla tua fermata ma continua fino al successivo semaforo (rosso).
Quando vai a chiedere all'autista se PER FAVORE può farti scendere.
Quando l'austista non ti bada minimamente.
Quando chiedi nuovamente all'austista se PER FAVORE può farti scendere e lui, con sguardo stizzito, non parla ma con un cenno ti fa capire che non si può (non vuole).
Quando fai presente allo STRONZO di austista che quella appena passata era la tua fermata, e tu hai candidamente segnalato che volevi scendere.
Quando lo STRONZO dell'austista, con fare saccente che rasenta l'arroganza ti dice che quell'autobus è a fermate limitate.
Quando quello stesso autobus che, a detta dell'autista è a fermate limitate, si è sempre fermato a tutti i bus-stop tranne il mio.
Quando.

01/06/13

120 - Long weekend

Ed è arrivato l'Australian Day. Di nuovo. Già festeggiato il 26 gennaio, a sole due settimane dal mio arrivo overseas, la festa si ripresenta, ma, in questo caso, interessa solamente il Western Australia. Precisamente, il 2 giugno, ovvero domani. Per qualche interessante scelta governativa, tutte le feste nazionali o seminazionali che si verificano durante il weekend vengono spostate al primo giorno infrasettimanale disponibile, lunedì in questo caso. Da qui il titolo del post.
Negli ultimi 20 giorni, ovvero dalla data di pubblicazione dell'ultimo post, parecchie cose sono accadute, spaziando dal punto di vista lavorativo a quello della semplice vita quotidiana, dalla vita sportiva ai piani per il futuro.
 
In ambito sportivo, ho ripreso la mia "attività agonistica", prendendo parte ad una corsa di beneficenza la scorsa settimana, l'HBF Running for a reason. Si tratta di una gara podistica di 12 o 4 km che si verifica ogni anno e che è principalmente improntata alla raccolta di fondi per finanziare programmi di ricerca in ambito medico (Leucemia, Cancro etc..); quest'anno erano presenti quasi 30.000 persone, ovvero un fiume di gente che correva, camminava e si divertiva, lungo il tracciato previsto dall'organizzazione, con lo scopo comune di essere presente e partecipare attivamente alla raccolta di fondi per gli obiettivi suddetti.
 
 
Inoltre, mi sono definitivamente deciso e mi sono iscritto alla maratona di Perth del 16 giugno, quindi tra due settimane verificherò le mie capacità atletiche anche oltreoceano!
 
Cambiando argomento, sto delineando i piani per il futuro che, per il momento, si prospettano essere lontano da Perth, almeno per qualche mese. Come avevo già accennato in un precedente post riguardante Melbourne, la capitale del Western Australia è bellissima, è una città a misura d'uomo ed è vivibilissima, ma al momento sento il bisogno di cambiare e di avere qualcosa di più che qui non riesco a trovare, semplicemente perché non è presente. Perciò sto programmando i prossimi mesi, che si preannunciano essere non facili e lontano dalla cerchia di amici che mi ero costruito qui; ma le difficoltà sono fatte per essere affrontate e quindi, timone a dritta e affrontiamole, senza paura e convinti che anche questa volta con sforzi e sacrifici è possibile farcela.
 
Dal punto di vista lavorativo, ultimamente sono accadute parecchie cose, che mi hanno permesso di affrontare e capire maggiormente alcune persone, soprattutto sotto alcuni aspetti che possono essere raccolti nel concetto di "fattori umani"; alle volte ti sorprendi di quanto la vita possa essere difficile e complicata o lineare ed ordinaria semplicemente cambiando la prospettiva con cui la si vede. E così ti ritrovi ad affrontare situazioni che mai avresti pensato di affrontare; di parlare con tutta la sincerità possibile di temi piuttosto delicati, che non ti riguardano e che non si sono mai presentati nella tua vita solamente perché hai la fortuna di avere un passato ed un presente felice, circondato da persone che ti hanno permesso di renderlo tale. Ma la cosa non sembra essere poi così comune, a dispetto delle apparenze, e così ti accorgi di quanto la sfortuna (anche se parlare di sfortuna non è il termine appropriato da utilizzare) abbia giocato un ruolo fondamentale nella vita di alcune persone. Sono rimasto piuttosto generico sull'argomento, ma spero di aver reso comprensibile il concetto di base: ciò che sei adesso, la persona che sei diventata ora, il tuo carattere, il modo di affrontare la vita di tutti i giorni sono frutto del tuo percorso e del passato che hai vissuto. Le condizioni iniziali continuano ad influenzare i tuoi comportamenti ed il tuo modo di approcciare e di parlare con le persone (sotto certi punti di vista potrebbe ricordare la teoria del caos).
 
A conclusione di questo post devo, ahimè, affermare che il freddo è arrivato pure qua. Certo, durante il giorno si possono vantare ancora 15-20 gradi, ma al mattino e alla sera siamo a scesi a temperature comprese tra 2 e 7 gradi quindi...con il mio giubbottino primaverile si rischia il gelo!
Ovviamente, niente a che vedere con la pioggia che da mesi sta imperversando in Italia ahah!

06/05/13

119 - Radiofreccia

L'altro giorno spulciavo il mio hard disk alla ricerca di film in inglese interessanti da guardare in una delle rarissime (per ora) serate di pioggia qui in Perth quando..mi ritrovo Radiofreccia, naturalmente in italiano!!
 
Non ho resistito alla tentazione di guardarne un pezzo e poi shiftare (alle volte mi dimentico i verbi italiani e sono qui solo da 4 mesi, inizio a preoccuparmi!) fino alla fine. Ed allora, ecco uno dei momenti topici dei film, quello in cui Freccia si mette alla radio ed inizia un bellissimo monologo che si presenterà anche come epilogo del film (mi spiace aver svelato la fine a chi non l'ha guardato ma...dovevate guardarlo prima!!).
 
"Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.

Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri."

04/05/13

118 - What Happens When You Live Abroad

Riporto un articolo di Chelsea Fagan, scrittrice che vive a Parigi, riguardante i cambiamenti che si riscontrano nelle persone quando esse vivono in un paese diverso dal proprio.

"A very dependable feature of people who live abroad is finding them huddled together in bars and restaurants, talking not just about their homelands, but about the experience of leaving. And strangely enough, these groups of ex-pats aren’t necessarily all from the same home countries, often the mere experience of trading lands and cultures is enough to link them together and build the foundations of a friendship. I knew a decent amount of ex pats — of varying lengths of stay — back in America, and it’s reassuring to see that here in Europe, the “foreigner” bars are just as prevalent and filled with the same warm, nostalgic chatter.
But one thing that undoubtedly exists between all of us, something that lingers unspoken at all of our gatherings, is fear. There is a palpable fear to living in a new country, and though it is more acute in the first months, even year, of your stay, it never completely evaporates as time goes on. It simply changes. The anxiousness that was once concentrated on how you’re going to make new friends, adjust, and master the nuances of the language has become the repeated question “What am I missing?” As you settle into your new life and country, as time passes and becomes less a question of how long you’ve been here and more one of how long you’ve been gone, you realize that life back home has gone on without you. People have grown up, they’ve moved, they’ve married, they’ve become completely different people — and so have you.
It’s hard to deny that the act of living in another country, in another language, fundamentally changes you. Different parts of your personality sort of float to the top, and you take on qualities, mannerisms, and opinions that define the new people around you. And there’s nothing wrong with that; it’s often part of the reason you left in the first place. You wanted to evolve, to change something, to put yourself in an uncomfortable new situation that would force you to into a new phase of your life.
So many of us, when we leave our home countries, want to escape ourselves. We build up enormous webs of people, of bars and coffee shops, of arguments and exes and the same five places over and over again, from which we feel we can’t break free. There are just too many bridges that have been burned, or love that has turned sour and ugly, or restaurants at which you’ve eaten everything on the menu at least ten times — the only way to escape and to wipe your slate clean is to go somewhere where no one knows who you were, and no one is going to ask. And while it’s enormously refreshing and exhilarating to feel like you can be anyone you want to be and come without the baggage of your past, you realize just how much of “you” was based more on geographic location than anything else.
Walking streets alone and eating dinner at tables for one — maybe with a book, maybe not — you’re left alone for hours, days on end with nothing but your own thoughts. You start talking to yourself, asking yourself questions and answering them, and taking in the day’s activities with a slowness and an appreciation that you’ve never before even attempted. Even just going to the grocery store — when in an exciting new place, when all by yourself, when in a new language — is a thrilling activity. And having to start from zero and rebuild everything, having to re-learn how to live and carry out every day activities like a child, fundamentally alters you. Yes, the country and its people will have their own effect on who you are and what you think, but few things are more profound than just starting over with the basics and relying on yourself to build a life again. I have yet to meet a person who I didn’t find calmed by the experience. There is a certain amount of comfort and confidence that you gain with yourself when you go to this new place and start all over again, and a knowledge that — come what may in the rest of your life — you were capable of taking that leap and landing softly at least once.
But there are the fears. And yes, life has gone on without you. And the longer you stay in your new home, the more profound those changes will become. Holidays, birthdays, weddings — every event that you miss suddenly becomes a tick mark on an endless ream of paper. One day, you simply look back and realize that so much has happened in your absence, that so much has changed. You find it harder and harder to start conversations with people who used to be some of your best friends, and in-jokes become increasingly foreign — you have become an outsider. There are those who stay so long that they can never go back. We all meet the ex-pat who has been in his new home for 30 years and who seems to have almost replaced the missed years spent back in his homeland with full, passionate immersion into his new country. Yes, technically they are immigrants. Technically their birth certificate would place them in a different part of the world. But it’s undeniable that whatever life they left back home, they could never pick up all the pieces to. That old person is gone, and you realize that every day, you come a tiny bit closer to becoming that person yourself — even if you don’t want to.
So you look at your life, and the two countries that hold it, and realize that you are now two distinct people. As much as your countries represent and fulfill different parts of you and what you enjoy about life, as much as you have formed unbreakable bonds with people you love in both places, as much as you feel truly at home in either one, so you are divided in two. For the rest of your life, or at least it feels this way, you will spend your time in one naggingly longing for the other, and waiting until you can get back for at least a few weeks and dive back into the person you were back there. It takes so much to carve out a new life for yourself somewhere new, and it can’t die simply because you’ve moved over a few time zones. The people that took you into their country and became your new family, they aren’t going to mean any less to you when you’re far away.
When you live abroad, you realize that, no matter where you are, you will always be an ex-pat. There will always be a part of you that is far away from its home and is lying dormant until it can breathe and live in full color back in the country where it belongs. To live in a new place is a beautiful, thrilling thing, and it can show you that you can be whoever you want — on your own terms. It can give you the gift of freedom, of new beginnings, of curiosity and excitement. But to start over, to get on that plane, doesn’t come without a price. You cannot be in two places at once, and from now on, you will always lay awake on certain nights and think of all the things you’re missing out on back home."